Associazione l’Arcobaleno


Le radici della nostra idea di Comunità provengono dal percorso maturato in tanti anni nel grande laboratorio della Comunità di Capodarco. L’identità della Comunità di Capodarco parte dal riconoscimento della dignità, senza discriminazioni, senza distinzioni, la valorizzazione della propria identità, con l’assenza di ulteriori attese di riconoscimento. L’appartenenza alla dimensione Comunità crea un’identità agli appartenenti, tramite una storia comune, ideali condivisi, tradizioni, memoria storica. Nello stile della Comunità di Capodarco la risposta minima non è sufficiente: perché una persona che vive in Comunità (anche un tempo limitato) non è certamente solo un cliente o utente, ma esprime una vita che deve espandersi nel futuro. Esseri attenti alla sua identità significa interpretare, nei limiti della libertà, ma anche di un futuro migliore, tutto il necessario. La prospettiva educativa a questo punto cambia: ti fai portatore di istanze che nessuna legge civile al mondo potrebbe importi. La tua opera educativa e terapeutica diventa autentica perché ha letto e si è fatta carico del futuro del ragazzo. (Albanesi, V. 2007, pag.26)

Pensiamo che la Comunità terapeutica sia il luogo di interventi terapeutici ed educativi che privilegiano la riscoperta di significati utilizzando un’attività ed un gruppo come mediazione di rapporto. Di fatto la Comunità si delinea in questo modo come un luogo intermedio di riprogettazione della propria vita, e spesso di vera e propria formulazione vista la giovane età degli ospiti – variabile dai diciotto anni ai trent’anni – ci obbliga a rivedere alcuni dei paradigmi di base del concetto stesso di Comunità.

L’Associazione L’Arcobaleno viene aperta nel 1986.

La Comunità terapeutica L’arcobaleno è una struttura sanitaria accreditata e convenzionata con il sistema sanitario nazionale, accoglie persone dai 18 ai 30 anni, questa fascia di età comprende quasi tutti poliassuntori.

Il programma è indirizzato a soggetti nei quali la dipendenza non ha ancora determinato un grave deterioramento sociale e personale; pazienti che conservano una vita familiare e lavorativa, per quanto lesionata e un’accettabile capacità di gestire la propria vita.

Integrando la strutturazione terapeutica con una parte comunitaria, come luogo di interventi terapeutici ed educativi che privilegia la riscoperta di significati utilizzando un’attività ed un gruppo come mediazione di rapporto. Quest’ultimo punto, ha per noi un senso maggiore poiché il target con il quale lavoriamo ha un’età adolescenziale e necessità, pertanto, di una diversa operatività che urta con i metodi più tradizionalmente definiti e diffusi.

L’intervento proposto dalla Comunità L’Arcobaleno sviluppa percorsi specialistici e individualizzati. Andando ad individuare quelli che sono i punti di riferimento del modello di intervento dell’arcobaleno, possiamo dire che si occupa di dipendenze e accoglie in struttura persone con problemi di dipendenza patologica. L’intervento viene di fatto sviluppato sul tema dell’addiction con un intervento terapeutico e socio educativo.

Lo scopo della Comunità è quello di svolgere un percorso di crescita di consapevolezza e di lettura del proprio essere, cosi come la scoperta di abilità e risorse proprie della persona. Le persone accolte vivono una dimensione di vita prima della Comunità e una dimensione dopo la Comunità, in cui con i propri mezzi e le proprie prospettive ricercano una soggettiva qualità della vita, il nostro modello di intervento si muove su una dimensione di accrescere competenze che possono portare anche al miglioramento della qualità della vita, o una diversa percezione della qualità della vita. La presa in carico della persona implica il tenere presente la dimensione individuale e unica della storia e dei vissuti, cosi come la dimensione di lettura dei bisogni e delle esigenze. Pertanto il percorso non può che essere individualizzato e cucito su misura di chi viene accolto. L’intervento di valorizzazione delle abilità e delle competenze, attraverso una scoperta di sé attraverso la promozione di percorsi biografici e identitari differenti secondo un processo di modificazione e di costruzione delle proprie dimensioni e delle proprie prospettive diventano i principi di riferimento su cui il nostro modello di intervento si inserisce.

Gli strumenti terapeutici ed educativi diventano pertanto un mezzo, importante, per raggiungere questa consapevolezza.

Metodologia di intervento

La Comunità rappresenta una casa per chi viene accolto, questo implica uno sforzo mirato al far sentire come propri gli spazi comuni e individuali. Ogni persona accolta assume all’interno un ruolo di protagonista nella costruzione del clima e nel buon funzionamento della casa. L’attenzione costante deve essere posta al fatto che la convivenza è forzata, le persone protagoniste hanno storie, esigenze e obiettivi differenti.

Le regole di Comunità forniscono il terreno per assicurare la convivenza, ma sarà il clima a fornire l’essenza dello stare in un percorso terapeutico e se le regole sono imponibili, il clima di sicuro non lo è.

In questo senso la Comunità deve essere in grado di riformulare, rimodellare e rivalutare la propria organizzazione trasformandosi rispetto al gruppo di ragazzi presente nel momento, anche le stesse regole comunitarie, in quanto non fornivano il terreno favorevole per lo sviluppo di una buona convivenza.

La forza di tale sperimentazione assume significato in quanto i ragazzi riformulano la prospettiva da “chi si fiderebbe di un tossico? Perché dovrebbero fidarsi di me e investirci per la prosecuzione di un progetto più ampio?”, a “io sono capace, io riesco e valgo, io posso”.

Da un’ottica punitiva quindi possiamo pensare di attivare le risorse dei ragazzi attraverso una visione riparativa delle situazioni e degli eventi.  Il sistema riparativo intende risanare il conflitto tra le parti trovando una modalità di restituzione costruttiva, individuando percorsi orientati alla solidarietà come ad es. collaborazioni attive tra le parti così da avvicinare la persona al tessuto comunitario anziché allontanarlo.

Il contesto terapeutico di tipo residenziale valorizza e incentiva l’autonomia e stimola la scelta, la presa di responsabilità nell’affrontare la propria vita promuovendo un modello di vita consapevole.

La persona in Comunità entra con una programmazione individuale, inserendosi in un contesto funzionale di relazione positiva. Secondo quelle che sono le sue aspirazioni e secondo le proprie competenze.

Il programma si sviluppa su due livelli: quello socio-educativo e quello terapeutico. Dimensioni queste che a volte si sovrappongono e che vivono una vita contigua e simbiotica.

Attività terapeutiche
– Psicoterapia individuale
– Psicoterapia individuale con protocollo EMDR
– Psicoterapia di gruppo
– Pratiche Mindfulness
– Gruppi terapeutici di scoperta emozionale
– Colloqui individuali
– Psicoterapia familiare

Attività educative
– Implementazione Lifeskills
– Percorsi di inserimento lavorativo
– Attività di recupero scolastico
– Attività sportive
– Attività di ergoterapia
– Attività di volontariato
– Sperimentazione esterna

Attività di consulenza
– Colloqui di orientamento
– Colloqui di sostegno e counselling
– Gruppi di Aftercare
– Supervisione

Contatti di accoglienza
Elia Africani 3887825027 eliafrc@gmail.com arcobaleno.fermo@gmail.com 
Via Contrada Montotto 2° Fermo (FM) – Tel e fax 0734678060

A chi ci rivolgiamo. La Comunità Terapeutica L’Arcobaleno è una struttura socio-sanitaria accreditata e convenzionata con il sistema sanitario nazionale. La nostra struttura terapeutica si rivolge a persone con età compresa tra i 18 e i 30 anni con Disturbo da Uso di sostanze legali e illegali (oppioidi, cocaina, droghe sintetiche, farmaci, alcool).

Modalità di ingresso

L’ingresso in comunità avviene su segnalazione dei Servizi territoriale per le dipendenze oppure su ingresso privato. La richiesta di ingresso viene raccolta dal responsabile accoglienza, che provvederà a fissare un primo colloquio conoscitivo. Dopo la prima valutazione viene fissato un secondo colloquio conoscitivo e portato il caso in equipe per valutare l’ingresso. Gli ingressi sono programmati dal lunedì al venerdì alle ore 11.00.

“Quella linea sottile” – Un documentario di storie di vita vera

“Quanto amore ci vuole per capire il dolore e poi quanto dolore per capire l’amore. Mi sono perso e ritrovato, per le vie che mi han cresciuto perso nel buio, salvo per caso. Quanto tempo ci vuole per capire l’amore e poi quanto dolore per capire me”

Voce : Elisa Gallucci – Musiche: Turkish Cafè – Foto: Giovanni Marrozzini



Organigramma
Responsabile

Elia Africani