Sollini (Comunità di Capodarco): “Cannabis light è uno specchietto per le allodole”

Riccardo Sollini

“La sentenza sulla vendita di prodotti derivati dalla cannabis light è l’ennesima distorsione delle lettura del mondo delle sostanze”. Riccardo Sollini, vicepresidente della Comunità di Capodarco di Fermo ed ex responsabile della comunità di recupero L’Arcobaleno, interviene sulla sentenza emessa 2 giorni fa dalla Corte di Cassazione. Secondo i giudici, vendere “i prodotti derivati dalla cannabis sativa L” rappresenta un reato, considerando tra questi “foglie, inflorescenze, olio e resina ottenuti dalla coltivazione”.
Ma a colpire è il dibattito politico che ha preceduto e che si è sviluppato dopo la sentenza stessa.

“Mi vengono due riflessioni – afferma Sollini -. Una legata al tema delle sostanze: l’apertura dei negozi di cannabis light ha avuto come solo impatto sociale l’aumento della produzione di cannabis. Come sottolineato da Coldiretti, la crescita delle colture rappresenta possibilità di lavoro e di riavvio di una parte del settore dell’agricoltura. Collegare la possibilità di vendita di queste sostanze con l’aumento della possibilità di utilizzo è come sostenere che la presenza della birra senza alcol può sostituire l’uso di birra alcolica. Il concetto non passa da li. La crescita dell’utilizzo della cannabis a livello europeo – i dati ce lo dimostrano – riguarda la sostanza con Thc alto, mirata alla ricerca di sensazioni specifiche. Chi la usa vuole raggiungere determinati stati. Non entro nel giudizio giusto/sbagliato, ma neanche si può pensare che un adolescente o un utilizzatore vada a comprare una sostanza che costa di più e non produce l’effetto ‘sballo’. Ancora una volta, quindi, si privilegia l’ideologia politica rispetto alla necessità di intervenire sul problema”.

“L’altra riflessione centrale – continua Sollini -, è il continuare a concentrarsi sulle sostanze: inseguire la loro trasformazione, l’alchimia delle nuove droghe. Quando, in fondo, le sostanze utilizzate sono sempre quelle, aumentano e diminuiscono in relazione ai cambiamenti della società e dei propri vissuti. E’ importante riuscire a superare la necessità di incanalare le problematiche in schemi che conosciamo e cercare di contestualizzare e intervenire. In questo senso, collegare la battaglia alle dipendenze con la chiusura dei negozi di cannabis light è davvero lo specchietto per le allodole, completamente inutile. Ancora una volta assistiamo a una politica basata sul tweet piuttosto che sulla capacità di affrontare il problema”.
E conclude: “Se vogliamo parlare di dipendenze, l’unico tema da affrontare è quello crescita e della ristrutturazione della rete dei servizi, lontano dalla lotta tra antiproibizionismo e repressione”.