STORIE E VOLTI DI COMUNITÀ. Marco Iacopini e il Servizio civile: all’inizio avevo paura poi ho scoperto che dovevo stare qui, dovevo aiutare. Dovevo essere una persona

“Non vivo per me, ma per la generazione che verrà”, sembra che questa frase appartenga a Van Gogh. Pensare al futuro (non solo nostro) è un buon obiettivo da mettere in agenda, ma per pensare al futuro occorre saper testimoniare anche presente e passato. Il presente oggi per la Comunità di Capodarco di Fermo è rappresentato dalle nuove generazioni (soprattutto da loro), per questo il Servizio civile resta uno snodo fondamentale per il passaggio delle esperienze. Marco Iacopini ad esempio, è il futuro che dobbiamo curare, a cui dobbiamo raccontare valori e storie. Per ora è lui che si prende cura di noi, dedicando una parte importante del suo attuale percorso di vita all’incontro con l’altro. Le sue parole testimoniano l’importanza del compito, il valore dell’incontro, dell’impegno, della responsabilità e il senso quotidiano e gratificante dell’esserci.

MARCO RACCONTACI QUALCOSA DI TE E DEL SERVIZIO CIVILE

“Sono Marco Iacopini, ho appena compiuto 28 anni e al momento sono disoccupato, se non fosse per il Servizio civile. Tuttavia ho studiato, ho fatto l’Istituto tecnico industriale Montani di Fermo. Quindi sono diplomato. Per un periodo ho frequentato anche l’Università di Camerino, purtroppo mi sono trovato lì durante il terremoto ed è stato complicato continuare, ho dovuto abbandonare – almeno per il momento – perché volevo trovare un lavoro, qualcosa da fare per guadagnare. Dopo di allora ho seguito qualche corso di programmazione (sono diplomato in informatica) e poi il corso TFA Sostegno per diventare insegnante. Mentre cercavo lavoro, mia madre, che conosceva la Comunità di Capodarco di Fermo, ha sentito di un bando sul Servizio civile. La Comunità non la conoscevo ancora e quando mamma me l’ha proposto, devo ammetterlo, sono restato un po’ titubante, per un semplice motivo di incomprensione, ovverosia, confondevo il ruolo del civilista con quello dell’Oss, che poi mi è stato più chiaro. In quel periodo ero appena reduce da una grave malattia di un parente al quale io e la mia ragazza siamo stati vicini, è stato un poco traumatico vedere una persona forte e indipendente, rapidamente degradare in quella maniera per per colpa della demenza senile. Una cosa triste e dolorosa. Ero quindi appena uscito da quel circolo quando mia madre mi ha proposto il bando, per questo ero titubante, avevo paura di entrare in altri circoli simili, paura di dover accompagnare persone che stavano male. Cosa che sapevo fare, so fare, ma ritornavano le immagini di quel periodo e quindi mi bloccavo. Poi ho scoperto che dovevo stare qui principalmente per essere a disposizione, dovevo aiutare. Dovevo essere una persona. E dato che cerco di essere una persona solare, di fare battute anche a costo di sembrare un pagliaccio, il mio obiettivo primario è stato quello di cercare di essere divertente, strappare qualche risata, qualche momento di felicità. All’inizio avevo paura nel rapportarmi con la disabilità, di carattere sono un po’ timido e a volte ho timore di dire cose sbagliate o fare una brutta figura. Cioè finché sono cosciente di portare la maschera del pagliaccio va bene, ma se poi faccio figure del cavolo, allora lì comincio a traballare. È stato un poco difficile perché non conoscevo nessuno, volevo andare per gradi, passata questa fase è andato tutto in discesa, mi sono trovato bene praticamente con tutti. Poi si sa, c’è sempre una o due persone con cui hai più difficoltà.

SEI A METÀ DEL VIAGGIO, LO RIFARESTI?

“Tutte le volte che serve. Ai ragazzi della mia età racconterei, tanto per cominciare, la bontà con cui mi hanno accettato le persone in Comunità, una cosa che non si trova tanto facilmente e che voglio portare nella mia vita. Sicuramente mi ha aiutato a stare qui e a rendere piacevole questa permanenza. Ho trovato disponibilità e mi hanno sempre trattato come uno di famiglia, non l’ingranaggio di un enorme orologio che si può sostituire in ogni momento. Mi ha arricchito il valore che ha il Servizio civile, all’inizio neanche sapevo che cos’era sostanzialmente ed è stata una bella cosa durante la formazione conoscerne la storia, a partire dall’Obiezione di coscienza. Quel voler rinunciare a fare il servizio di leva per andare ad aiutare le persone svantaggiate, una cosa che onestamente mi ha commosso. Andare controcorrente soprattutto a quei tempi, oggi giorno non so se è fattibile perché, mi duole ammetterlo, anche per quelli della mia generazione è cosa complicata. Avere la forza e la convinzione di fare un passo simile dimostra quanto coraggio puoi avere e quanta iniziativa. La ricchezza culturale che ho ottenuto è un tesoro che mi porterò per sempre e spero di poterne usufruire anche in via filosofica, pensare a quello che queste persone hanno fatto e prendere esempio da loro, anche per quelle volte in cui ci saranno cose che non mi andrà di fare. Spero di aver dato un po’ di divertimento, di essere riuscito a tirar fuori un sorriso o perlomeno di non essere una di quelle persone che vedi, le consideri una come tante, e poi le lasci andare”.

RIUSCIAMO A VEDERE MARCO PROIETTATO NEL FUTURO DOPO QUESTA ESPERIENZA?

“Purtroppo fin lì con lo sguardo non ci riesco ad arrivare. Forse devo provare a cambiare gli occhiali, per ora voglio passare questi 12 mesi e voglio dimostrare a me stesso che sono capace di prendermi questo tipo di responsabilità. Un buon precedente da portare avanti. Quando si diventa adulti una cosa che fa la differenza è il carico di esperienze che uno ha. Sono nato in un periodo buono, in cui tante cose si danno per scontate, alle future generazioni di civilisti voglio quindi dire: ‘tenetevi sempre a caro quello che avete e soprattutto considerate che ci sono persone che per darci questo hanno dato tutte se stesse. Nulla è scontato, l’impegno è a mantenere, valorizzare e se proprio volete fare il Servizio civile iniziatelo da qui, perché non vi tratteranno come semplici facce e se ricambierete con la bontà, avrete un anno sereno, tranquillo, divertente. Ovviamente non vi posso garantire l’assenza di momenti bui. Sono sfide da affrontare che se superate, vi porteranno avanti’”. (s.lup)