La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.33 – SINODO

Nell’Ottobre scorso si sono radunati in Vaticano, per un mese intero, i rappresentanti dei Vescovi di tutto il mondo, con la presenza di alcuni fedeli laici, comprese alcune donne. Il Papa li ha convocati per conoscere la situazione della Chiesa e dando per tema la “sinodalità”: un tema strano che, in parole comprensibili, significa “camminare insieme”.

La consultazione, accompagnata da uno schema di domande, è iniziata nelle Diocesi di tutto il mondo, le cui risposte sono state riassunte a livello nazionale, poi continentale e infine universale. L’evento non ha più di tanto interessato l’informazione pubblica: eppure è un tema importante per un cristianesimo che, almeno per l’occidente benestante, è in chiaro declino. I partecipanti si sono dichiarati soddisfatti perché, almeno, si sono ascoltati. Radunati in gruppetti di una diecina, hanno parlato di tutto quanto riguarda la Chiesa: dalla liturgia ai giovani, dal sacerdozio delle donne ai diaconi, dalle missioni all’utilizzo digitale come annunciare il Vangelo, per i vari modi di essere cristiani.

E’ stata redatta una relazione di sintesi nell’Ottobre di quest’anno che, per ogni argomento, è stata divisa in “convergenze, questioni da affrontare, proposte.” I componenti del Sinodo si raduneranno il prossimo Ottobre per le decisioni da suggerire. Lo scopo del Sinodo rimane quello di dare indicazioni sulla vita della Chiesa: una vita che è molto differente nei vari Continenti. Che cosa ne verrà fuori non sappiamo: la speranza è che dia risposte chiare per proseguire la vita spirituale.

Dall’esterno, per i pochi che hanno letto la relazione, sottostanno due grandi problemi: la non rappresentanza di quanti, pur dichiarandosi battezzati, non sono stati presenti nelle discussioni. Grave errore perché è stata data per scontata una omogeneità di fede che non esiste. In alcune parti del mondo i cristiani sono individuati chiaramente perché perseguitati, in altre parti del mondo (tutto l’occidente) si registra una specie di “limbo” nel quale i battezzati pur essendo molti, non partecipano alla vita della Chiesa. Il secondo problema è che i partecipanti al Sinodo sono, per la stragrande maggioranza, Vescovi. Giustamente vedono i problemi del cristianesimo sentendosi guide e garanti della fede, ma poco adatti a vivere immersi nelle vite di tutti i giorni.

Si spera che le conclusioni possano servire a tutti: in che intensità non è chiaro sapere. Però, se uscissero indicazioni più tolleranti e coinvolgenti, adatte alla cultura che gli specialisti chiamano post-moderna, sarebbe un bene per tutti. Il cristianesimo, ripulito da tutte le incrostazioni umane che nella storia si sono sovrapposte, ha ancora molto da dire.

Un ritorno evangelico ai valori fondanti della convivenza umana e del senso della vita è richiesto. Se non altro per frenare l’individualismo etico che ogni individuo vive, per scoprire il senso della vita: alla fin fine, significa ritrovare pace e scelte che diano tolleranza e benessere. Ne ha bisogno il mondo intero, disorientato a correggere l’agire troppo personale e mercificato.