La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.34 – EVVIVA I SANTI

Il Natale è amato da tutti, anche da chi “acciacca” poco di Chiesa, perché è un periodo di vacanze. Per i ragazzi, ma anche per il lavoro. E’ singolare che in una civiltà post-moderna, come la chiamano i teologi e gli storici della Chiesa, persista il ricordo di misteri cristiani. In realtà i riferimenti sono formali: fissano i giorni di festa che saranno riempiti di tutt’altro. Come il santo protettore della città: tutti lo conoscono, anche se la sua esistenza sia dubbia.

La pubblicità per il Natale è iniziata già da Novembre; qualche anno addietro si aspettava l’8 Dicembre. Approfittano del rilassamento delle feste imminenti per promuovere di tutto. Il presepe è fuori moda, a vantaggio dell’albero, offerto in tutte le salse. Quest’anno il suo tema per la giornata della pace il 1° Gennaio è: “nessuno può salvarsi da solo”.

Non tutti conoscono la tristezza che le feste portano con sé per alcuni. Sembra assurdo: eppure il periodo di vacanze, sconvolgendo la vita quotidiana, cambia il ritmo consueto. La festa esige vicinanza, affetti, emozioni; essere costretti da soli porta tristezza. Nonostante musiche, cibi migliori, il calore umano  stenta a nascere.

Il pensiero va a chi vive la solitudine totale, con mancanza di risorse elementari: riferimenti, amici, addirittura una dimora. Chi ha tutto non ha nemmeno voglia di pensare a chi ha poco o nulla. Continua a inseguire baldorie e stravizi, salvo ritrovarsi nella routine quotidiana che, alla fin fine, si dimostra quasi migliore.Ne consegue che anche la festa è un dono gratuito che la provvidenza permette.

Infine, esiste la festa del silenzio: un respiro di solitudine se le giornate sono state intense e piene di incontri e preoccupazioni. Nella solitudine riemergono pensieri, ricordi, sogni, progetti. Ritrovi te stesso con quanto hai e quanto sei, senza distinzione di cose belle o brutte. Il passato e il futuro hanno il vantaggio di apparire come fiabe, sfumature fuori dal tempo e dello spazio; una specie di dormiveglia che rafforza pensieri e volontà.

Insomma, il ricordo del Natale è una occasione ottima: ti fa godere e ti allarga l’orizzonte a chi è solo. Inoltre, fa ritrovare se stessi nel mistero dell’esistenza, mettendo insieme volontà e desideri, razionalità ed emozioni. Ascoltare la ninna nanna “dormi, dormi bel bambino…” risveglia l’infanzia; il coro lo sa e la canta.