APERTI ALLA LETTURA di Pina Bellusci. Tre parole chiave per leggere: “Non è solo un gioco”

APERTI ALLA LETTURA
a cura di Pina Bellusci
Biblioteca sociale della Comunità di Capodarco di Fermo
  1. “gioco”
  2. “azzardo”
  3. “dipendenza”

Tre parole chiave per leggere:
“NON È SOLO UN GIOCO.  Superare la dipendenza dal gioco d’azzardo
di Armando Angelucci e Claudia Bartalucci – Edizioni San Paolo, Anno 2017

Piccoli spunti tratti dalle pagine del libro

  • Cos’è il gioco – Il GIOCO è “un’attività spontanea che possiede un’aspetto gratificante in sé e non nel fine che raggiunge o produce” ed è espressione, in questo senso, del mondo interno della persona che cresce. Il gioco, inoltre, nell’evoluzione della persona è la forma più naturale e spontanea di socializzazione e quindi è l’espressione del suo mondo esterno. Il gioco riguarda gli esseri umani a qualunque età ma è irrinunciabile nel bambino che cresce. Il gioco è: socializzazione e comunicazione; modo per esprimere il mondo interiore; attivazione dei piani motorio, emotivo, intellettuale, sociale, relazionale, di confronto, di imitazione, di scambio di ruoli; competizione tra due o più persone ma anche competizione con e tra se stessi; espressione delle capacità fantastiche e di discriminazione tra fantasia e realtà; strumento per l’apprendimento; spazio per la creatività di tutti i tipi (artistica, culinaria, ecc); momento per scaricare tensione o stress; illusione che permette di attenuare tutte le angosce (amorose e aggressive).
  • La storia del gioco d’azzardo – Nella storia dell’uomo si sono sviluppate molteplici forme di gioco di rischio. Il gioco d’AZZARDO affonda le sue radici fin nell’antichità, già a partire dal 4000 a. C. nell’antico Egitto dove, per predire il futuro, si utilizzava quello che oggi è il gioco dei dadi. Tra il XVI e XVII secolo nascono le lotterie, e nel Settecento al filosofo e matematico Blaise Pascal viene attribuita l’invenzione della roulette; nel 1731, Clemente XII trasforma il lotto in gioco di stato, così il monopolio del gioco d’azzardo diventa una grossa risorsa finanziaria per ripianare i deficit statali. Nel 1895 l’americano Charles Fay crea le prime slot machines, che in senso ampio possono essere considerate le antesignane dei videogiochi. In Italia si stima che l’80% della popolazione giochi almeno una volta l’anno e la percentuale dei giocatori patologici sia compresa tra l’1% e il 3%. Negli ultimi anni, molto è cambiato nel consumo di azzardo. Con l’aumento delle occasioni di gioco si è registrato un aumento esponenziale dei giocatori in tutte le fasce d’età.
  • Il gioco e la dipendenza- Il gioco d’azzardo patologico viene definito come una condotta di addiction, ovvero di DIPENDENZA, e questo anche in considerazione del fatto che questo stesso concetto sembra sempre più ampliare il proprio dominio, comprendendo anche fenomeni quali i disturbi del comportamento alimentare, lo shopping compulsivo, e altri comportamenti. Gli psichiatri americani avevano inizialmente classificato il gioco d’azzardo patologico come un “disturbo del controllo degli impulsi”, nella sua nuova e più recente formula invece non si parla più di “gioco d’azzardo patologico” ma di “disturbo da gioco d’azzardo” collocandolo all’interno della categoria delle dipendenze. Il gioco d’azzardo patologico è caratterizzato da un comportamento di gioco disadattivo, persistente e ricorrente che sconvolge l’equilibrio personale, familiare e sociale (educativo/lavorativo) della persona. Il giocatore è totalmente assorbito dal gioco, ha bisogno di giocare con una sempre maggiore quantità di soldi, non riesce a controllarsi, a fermarsi, a ridurre l’attitudine al gioco; con il gioco evita i problemi o cerca un sollievo alla depressione e alle tensioni della vita. Mente a se stesso e ai propri familiari e amici, tende a minimizzare la portata del problema e delle perdite, fino a diventare capace di compiere azioni illegali per finanziare il dispendio economico. Il giocatore è alla continua ricerca di soldi e mette tutto in secondo piano, rinunciando alle proprie responsabilità quotidiane. I suoi comportamenti mettono a repentaglio le sue principali relazioni affettive e, alla fine, per far fronte alle proprie finanze disastrate finisce con l’appoggiarsi completamente sull’aiuto di altri.
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