“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N. 20 – LIQUIDI

E’ stato il sociologo Zygmunt Bauman a parlare, per la prima volta di società liquida, in una serie di testi che hanno voluto narrare la transizione delle culture stabili, alla cosiddetta modernità o addirittura la postmodernità, nella quale ciascun individuo costruisce la sua identità culturale “individualizzata, privatizzata, incerta, flessibile, vulnerabile, nella quale a una libertà senza precedenti fanno da contraltare una gioia ambigua e un desiderio mai soddisfatto”.

In parole molto semplici la costruzione della visione della vita è passata da sintesi comunicate dalle generazioni precedenti alla elaborazione della propria identità personale. Ciascuno per sé, in ogni campo delle scelte, da cui le conseguenze nella gestione degli affetti, della famiglia, del lavoro, delle fedi, del tempo libero, della ricchezza. Per ora le riflessioni riguardano il presente, leggendo le tendenze prevalenti, senza avere o suggerire il futuro. Le scuole di pensiero ondeggiano tra il prevedere l’apocalisse piena di stravolgimenti e di tragedie o, al contrario, una occasione da non perdere, per costruire il futuro: si pensi al dibattere sull’intelligenza artificiale.

Non abbiamo competenze e scienza per dibattere in termini scientifici i fenomeni sociali. Mi fermo a tre concetti che, nella vecchia sintesi, costituivano l’asse portante della crescita educativa e quindi esistenziale. Uno schema semplicistico che ha accompagnato più generazioni nel dopoguerra. Si riassume in tre concetti che, suggeriti oggi, fanno paura, ma ai quali nessuno, antico o moderno, può sfuggire: la solitudine, il dolore, la fatica. Tali indicazioni possono apparire crudeli, ma presenti nella vita di ognuno, in qualsiasi cultura, che hanno il potere di gestire la vita personale e collettiva.

La solitudine accompagna la vita di ogni individuo: personale, familiare, sociale. Sono numerosi i momenti nei quali la solitudine si vive. Non è un’esperienza, è piuttosto una componente della vita. La si combatte, la si organizza, ma può anche uccidere. Il proliferare delle reti, degli scambi virtuali si sono moltiplicati, ma non hanno il potere di abbattere la solitudine. Occorre invece organizzarsi per non diventarne vittima.

Il dolore è una seconda componente che appare nella vita: può essere fisico, intellettuale, morale, economico, sociale: nel trascorrere del tempo è in agguato per colpirti, anche senza preavviso. Difficile avere una vita senza dolore.

Infine, la fatica: per sopravvivere dignitosamente occorre lavorare, apprendere, addestrarsi, formarsi, senza limiti e senza tregua. Anzi, più il lavoro, la società, le culture, diventano complesse, più esigono conoscenze e competenze che solo con la fatica si apprendono. Caratteristica la mancanza di manodopera specializzata nel terzo millennio delle società evolute. Le responsabilità personali diventano indispensabili per una visione razionale e coesa, senza dimenticare le risorse proprie e della storia.

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Rubrica “SENZA CONSERVANTI”
di Vinicio Albanesi