“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N.19 – I FARMACI

 

I farmaci sono benedetti e maledetti. Benedetti quando ti salvano la vita, maledetti quando te l’allungano, senza speranza. Al di là dei facili commenti, il progresso si misura su scale che comprendono, al primo posto, la salute. Una salute garantita fin dalla nascita, per essere accompagnata tutta la vita. I dati dicono che nel nostro paese l’età media di uomini e donne ha superato gli 80 anni. Leggendo la storia antica, in Grecia e a Roma, la vita durava meno di cinquant’anni. Anche oggi, nei paesi non sviluppati, si muore prima e male, per malattie curabili.

E’ difficile mantenere un equilibrio con sostanze, preparate in laboratorio, che offrono risposte a patologie conosciute o in via di sperimentazione. Di fronte ai farmaci, non si sa perché, sorge empatia, per cui si accettano e si cercano o al contrario, diffidenza, con il relativo rifiuto. E’ vero che ogni medicinale ha effetti indesiderati, non sempre valutati, ma, per alcuni malanni sono risolutori.

La radice delle difficoltà credo risieda nella nostra componente umana, composta di corpo e di spirito. Ogni malore e ogni benessere interessa ambedue le componenti, sia nelle circostanze di salute, che di malattia. Un grosso problema si pone quando il corpo e lo spirito viaggiano separati. La felicità non può essere affidata solo alla vigoria del corpo, né si combattono i problemi dell’anima con sostanze chimiche. La scienza moderna non sempre aiuta: non è perfetta, varia da soggetto a soggetto, si è talmente specializzata fino a perdere la visione complessiva della persona.

Una attenzione utile è non affidare totalmente la propria salute a terzi, anche preposti a garantire salute. Difficile stabilire i confini medici da non superare, in momenti cruciali della vita. Non a caso è stato posto il problema dell’accanimento terapeutico: se espresso dall’interessato nel momento della padronanza di sé è da rispettare, affidarlo, magari ai propri cari, crea problemi. I sensi di colpa per non aver fatto tutto il necessario può caricare di sofferenza inutile la persona malata.

Nella garanzia della salute si inseriscono interessi esterni delle aziende chiamate a dare risposte in farmaci, analisi, interventi, protesi. Vere e proprie attività industriali, con investimenti che esigono utili. Non è facile conoscere la misura delle necessità: si parla di inutilità, di sprechi, di superfluo anche a livello medicale. Nel futuro l’equilibrio che ha permesso, nel nostro paese, una sanità universale, competente e gratuita è un bene da non perdere. Il sistema complesso e costoso della salute pubblica – come quello dell’istruzione – suggerisce il grado di civiltà di un paese. Averlo ottenuto offre uguaglianza e sicurezza.

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Rubrica “SENZA CONSERVANTI”
di Vinicio Albanesi