“La vida como la vida es”. San Claudio incontra Hodif: un ponte umano tra due comunità agli antipodi del mondo

“Eravamo un gruppo di giovani con disabilità fisiche. I nostri genitori stavano invecchiando, alcuni erano morti. Ricordo che tutto cominciò con una conversazione telefonica. Mio padre era morto e mia madre già aveva difficoltà ad aiutarmi. Parlando al telefono con Ana María abbiamo deciso di andare a vivere insieme e condividere le risorse che avevamo…”. Sembra una parte tratta dai racconti della nascita nel 1966 della Comunità di Capodarco, invece queste parole appartengono a Gustavo Bottelli, presidente di Hodif, Associazione per la promozione della disabilità, nata nella primavera del 1983 a Buenos Aires. Ma cosa c’entra una realtà argentina con la Comunità di Capodarco nelle Marche? 24 novembre 2023, in visita in Italia di cui vanta “le sue orgogliose origini”, Gustavo Bottelli varca l’ingresso della Comunità San Claudio di Corridonia…

Abbiamo bisogno di incontrarci, incrociare percorsi diversi, pensieri altri. Abbiamo bisogno di sedere e semplicemente parlare. In questa landa solitaria di comunicazione umana è necessario sapersi ritagliare spazi di confronto, dialogo, di scambio e buoni esempi. Necessario per rinforzare i valori che orientano le scelte di chi si impegna ad affiancare le fragilità; approfondire il tema della “cura”; agire pienamente il senso dell’accoglienza e, non da meno, alleggerire un quotidiano non sempre facile.

Lo sa bene Martina Monterubbiano, coordinatrice della Comunità San Claudio di Corridonia MC (nata sotto l’impulso della Comunità di Capodarco per occuparsi di disagio psichiatrico), che ha accettato con entusiasmo la possibilità di aprire le porte ad un ospite davvero speciale, coinvolgendo équipe e persone accolte in un momento che si è poi rivelato di alta formazione umana. “Regista” di questo ponte solidale tra mondi lontani ma dai destini affini, Roberta Fonsato, che per entrambe le strutture ha realizzato laboratori di teatro. Nulla di organizzato, prestabilito, se non l’orario di una visita attesa e l’ottimo menù del pranzo. Per il resto, lo spazio di una “casa” che si riempie del fluire chiaro, leggero e intimo della narrazione di Bottelli e dei 40 anni di Hodif.

“È stata un’esperienza arricchente a livello umano. Uno scambio di saperi molto profondo che mi ha fatto capire che lavoriamo a distanza ma poi nella pratica siamo molto vicini- le parole della psicologa di San Claudio, Stefania Pietracci-. Anche nei principi che guidano il nostro lavoro, nell’attenzione alle persone. Mi ha arricchito la conoscenza di Gustavo, dei suoi occhi e del suo animo. Una testimonianza che mi ha fatto tornare agli inizi della Comunità di Capodarco e riflettere su come per necessità alcune volte ci siamo allontanati da questi principi per stare dietro a burocrazia e pratiche. Però il nostro obiettivo, la nostra visione, rimane sempre quella: la persona. Gustavo ha ribadito l’importanza di uno spirito positivo nonostante tutto, sicuramente la parola che mi rimane più a cuore è ‘allegria’, cosa tanto cara a San Claudio. È una parola che mi porto e che vorrei mettere nell’elenco delle cose importanti da tenere presenti in questo lavoro”.

“Un momento davvero ricco e nutriente, nato dalla volontà di persone che credono nella forza dell’incontro stesso- spiega Roberta Fonsato -. Ho voluto fortemente fare incontrare queste due realtà, nelle quali ho avuto l’onore di prestare la mia attività di teatroterapia. La Comunità San Claudio e Hodif hanno molte cose in comune, oltre la tipologia di accolti, le accomuna l’eccellenza di cui sono portavoce nei rispettivi contesti”. Sulla figura di Bottelli tutti d’accordo ad evidenziarne la forte umanità, l’innata empatia e la disponibilità: “Ci ha raccontato e si è raccontato- continua Roberta Fonsato-, con la semplicità e la verità che lo contraddistinguono, rapendo letteralmente la nostra emozione e la Comunità San Claudio lo ha accolto con la stessa empatia e disponibilità. Un momento di verità che avvicina diverse esperienze alla fine molto simili. In comune hanno l’umano, quell’umano che muove, che emoziona e che ogni volta sorprende per la forza con la quale muove le montagne ed annulla le diversità. Ha parlato Gustavo, ha parlato della sua gente, del suo paese e dei problemi quotidiani, lasciando traccia della sua vita comunitaria che lo ha portato ed ancora lo porta, a fare scelte controcorrente, sfidare protocolli scegliendo sempre al meglio per la comunità che al momento conta circa 50 persone. Grazie Gustavo, sei già nei nostri cuori”.

Il riconoscimento della diversità, il lavoro, la capacità trasformativa, l’atteggiamento di servizio, la libertà e la gioia. Hodif crede fermamente in questi valori, gli stessi che la Comunità di Capodarco promuove e difende da oltre 50 anni. Gustavo Bottelli ci lascia con alcuni spunti di riflessione che diventano veri e propri slogan “La spiritualità è lo spazio che promuove la comunità d’incontro e la vita è un trattato filosofico”. E con una frase che rimarrà un mantra nella memoria: La vida como la vida es!”, la vita come la vita è. (s.lup)