La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.48 – GRATUITÀ

La gratuità è atteggiamento quasi scomparso: rimane in qualche pertugio nella famiglia, nelle amicizie, nel volontariato. Per il resto ogni relazione personale e sociale è a pagamento. Lo scambio tra chi offre e chi riceve ha comunque un prezzo. Una stortura che porta a monetizzare ogni prestazione: se stai male, se sei felice, se sei solo, se cerchi compagnia.

Un mondo globale che ha un prezzario: la ricerca di nuove professionalità punta a risolvere problemi quando hai bisogno della casa, dei viaggi, delle vacanze, delle malattie, anche della morte. Esistono agenzie per ogni ambito della vita privata. Addirittura, c’è chi fa la fila per te, dietro compenso, oltre a garantire il posteggio. Nelle caratteristiche delle agenzie, oltre la gentilezza deve essere dimostrata attenzione e partecipazione emotiva, quasi incontrassi un tuo fratello o sorella. Gli steward e le hostess sono addestrati a sorridere in cima alla scaletta dell’aereo. In realtà sono sorrisi di cavallo, manifestati su comando. La gentilezza è compresa nel prezzo del biglietto. A differenza del commercio esiste la vita vissuta in rete. Una serie di conoscenze, frequentazioni, rispetto, amicizie che fanno la differenza. L’esperienza dice he se hai offerto gratuità, riceverai gratuità. Gli esseri umani costituiscono una compagine comunitaria: per necessità, ma anche per istinto e intelligenza. E’ possibile allargarla a tutti i propri simili nel mondo.

Catalogare le persone, discriminarle in persone mature è indegno. Un bimbo o una bimba di fronte a una carrozzina di un disabile, istintivamente chiede di giocare, non badando alla diversità. E’ curioso, senza giudicare. La rete di gratuità permette di trovare soluzioni, alleggerire la vita, renderla meno faticosa e solitaria. Invocare la pace senza gratuità è una contraddizione.

La competizione e le discriminazioni portano al clima di lotta: «homo homini lupus ogni uomo è un lupo per un altro uomo» scriveva il filosofo Thomas Hobbes nel XVII secolo, pensiero portatore di infelicità e degenerazione.