La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.43 – DOMANDE

I cambiamenti sociali che si registrano anche in una normale vita quotidiana pongono domande centrali sull’esistenza, sempre più assillanti. È vero che i progressi hanno apportato maggiore benessere e sensibilità nuove: nel lavoro, in famiglia, nella società, ma proprio per questo le domande centrali della vita si pongono con più evidenza. Il perché, il dove, l’istruzione, i mestieri, la famiglia, gli amici, i parenti, la salute, la fortuna.

Da una parte sembra che il corso della vita sia stato deciso da ognuno; dall’altra sembra che la vita sia stata decisa da altri: il destino, il fato, la provvidenza, il caso, un dio? Se nell’adolescenza e in giovinezza la prospettiva del futuro non è una questione, man mano che si procede nell’età, le domande ritornano: per esaminare ciò che è avvenuto, per dare senso a quanto si è vissuto, per arrivare alla domanda finale di che cosa sarà di noi.

E’ vero che risorgeremo oppure è una favola che i cristiani hanno inventato per consolarci? La risposta dipende dalle proprie convinzioni. Per qualcuno la vita continua, per altri la morte mette definitivamente fine all’esistenza; l’al di là non esiste. Un grande teologo, Karl Rahner, ha suggerito una risposta interessante. Egli afferma che, fuori della fede in Dio, il bene prodotto in vita lascia un segno nella storia che non andrà perduto. Questo significa che in ciascuno di noi esiste, in vita, l’eternità, da cui una specie di risurrezione. Per questo motivo, anche dopo morte viviamo. Non soltanto per i più cari, ma per il mondo intero. La risurrezione di Cristo sarebbe la garanzia della presenza infinita di Dio.

La proposta è vera. E’ possibile collegarla, in termini generali alla scienza, alla ricerca, all’arte, ai costumi, alla vita civile; in termini personali ai ricordi. Non veniamo dal nulla, ma siamo il risultato di generazioni precedenti: sia in termini di formazione e di azione, ma anche di legami e di affetti.

Per questo si può dire che siamo, in qualche modo eterni, anche se nessuno ricorderà i nostri passaggi. Si riscopre così la linearità della storia che accompagna l’umanità. Se poi si ha il coraggio di allargare l’orizzonte si scopre che le culture di popoli diversi, che oggi fortunatamente conosciamo direttamente, hanno apportato il loro contributo alla nostra vita.

La domanda iniziale di che cosa sarà di noi ha una risposta: resterà il contributo positivo che abbiamo fornito durante la nostra vita. Tale contributo rimarrà per sempre perché, a sua volta, sarà assorbito, nei successivi passaggi della storia.