La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.31 – POVERO NATALE

La festa del Natale è diventata povera non perché ricorda la nascita del Salvatore in un giaciglio (nell’albergo non c’era posto per loro”) ma per l’arrembaggio di vendite di ogni genere. Preceduto dal Black friday delle grandi catene di e-commerce, che liberano così i magazzini di tutte le cianfrusaglie con la promessa del risparmio, le pubblicità hanno iniziato a Novembre il tam tam dell’occasione festiva. Annunci per cibi, spettacoli, vacanze, crociere. Una occasione importante per evadere.

E’ impressionante come la cultura occidentale abbia abbandonato ogni suo riferimento religioso, nonostante ne goda i benefici. Si consola con le piste di ghiaccio che ogni buon Sindaco installa nella piazza centrale della cittadina lontana dalle montagne. Significativa l’analisi che il Censis ha fatto uscire in questi giorni: «Il sonnambolismo come cifra delle relazioni collettive dinanzi ai presagi non è solo attribuibile alle classi dirigenti, ma è un fenomeno diffuso nella maggioranza silenziosa degli abitanti» convinti di contare poco nella società, feriti da un profondo senso di impotenza, delusi dal ciclo storico della globalizzazione, rassegnati al destino nazionale di ridimensionamento, in una Italia in declino.

L’invecchiamento della popolazione, i giovani migliori che scappano dall’Italia, il lavoro povero, l’immigrazione sembrano non allarmarli: ognuno si rinchiude nelle piccole cose della vita che offra un po’ di calore e di sopravvivenza. Eppure il messaggio cristiano è stato rivoluzionario quando è apparso: ha indicato la via del rispetto e della libertà; ha valorizzato la creazione; ha superato le divisioni; ha indicato come convivenza la comunità paziente e generosa.

Un futuro disastroso? Non necessariamente. In ogni creatura umana si ritrovano tratti di generosità, di attenzioni, di perdono, di cortesia, di gratitudine. E’ meglio abbandonare il clima di corsa e di competizione, per ritrovare armonia e felicità. La strada della rivendicazione dei diritti è insufficiente, perché mantiene la competizione e vincono sempre i più forti. Appellare alle radici profonde dell’umanità è la strada da percorrere; il motto è: «non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te». (Vangeli di Matteo e di Luca)