La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.29 – RAPINE LEGALI

Il quadro economico dell’Italia impressiona. I costi elevati dell’energia (elettricità, gas), l’inflazione con gli aumenti dei prezzi, il rincaro degli interessi sui mutui, il lavoro povero, la disoccupazione, l’immigrazione sono fenomeni che impauriscono perché, chi vive di poche risorse, stenta a far quadrare i conti. Al contrario, i dati economici dicono che le grandi multinazionali, le banche, le società di investimento registrano utili miliardari.

I tentativi di recuperare risorse dai grandi committenti falliscono: la tassa sui surplus delle banche e dei grandi committenti sono rimasti nelle mani di chi li aveva accumulati, la tassazione delle multinazionali è strada chiusa. La domanda è come è possibile che uno Stato sovrano non possa recuperare risorse in proporzione della ricchezza prodotta che pure la Costituzione italiana sancisce?

E dottrina comune dichiara che, oramai, la stessa amministrazione pubblica soggiace a prassi che superano ogni tentativo di combattere le disuguaglianze. Le tecniche usate per l’arricchimento esasperato seguono sempre la stessa strada: l’aumento delle materie prime è in mano a pochi committenti. In genere parte dall’estrazione del gasolio che fa oscillare la poca o grande estrazione e da lì si scatena, a grappolo, l’andamento dei prezzi. L’inflazione aumenta fino a toccare la spesa giornaliera delle famiglie.

La conclusione è che la ricchezza, nel mondo globalizzato, è in mano di pochi. L’autorità degli Stati è ignorata, superata, soggiacendo al mondo della produzione e della speculazione. La speculazione finanziaria segue attentamente le oscillazioni e, a sua volta, lucra delle variazioni. I piccoli risparmi delle famiglie non producono nulla, i prestiti superano il 5%. La coscienza collettiva, oltre a non avere gli strumenti e la capacità di leggere le condizioni economiche generali, non ha scampo: deve soggiacere alle leggi imposte dal mercato che hanno la regola aurea del profitto.

Le vicende umane sono di fatto gestite dal mercato che impervia in ogni anfratto dell’esistenza: dal cibo, ai trasporti, alla salute, alle abitazioni, al tempo libero, alla comunicazione, alla cultura. Una materializzazione che precede ogni filosofia e ogni senso della vita. Tutto soggiace al prezzo: anche il dolore e la felicità. Nulla è più gratuito. I sentimenti migliori possono esprimersi a condizione che i saldi economici delle esistenze siano in regola.

Le leggi statali e comunali sono costrette a inseguire costi e ricavi per ciò che mangi e consumi; per dove viaggi e dove ti ritiri. Senza alcuna eccezione: anche se volessi far l’eremita, non saresti libero. La tragedia è che non si intravedono strade alternative: qualcuno abbozza correttive etiche, ma l’andamento planetario ti permette piccoli spazi che non intaccano la logica. Saremo ricordati dalla storia come popolazioni mercenarie: persecutori e vittime.