La rubrica “Senza conservanti” di Vinicio Albanesi. N.27 – GIOCA, SCOMMETTI, RESTA CONNESSO

Stanno emergendo le difficoltà dei nostri adolescenti, in forme, gravità e in numero che non hanno uguali. La rete, utile per molti motivi, è anche occasione di esagerazioni che a volte diventano dipendenza, ma soprattutto esprimono le difficoltà nella ricerca dell’identità.

Gli adolescenti che di fronte allo schermo trascorrono ore per giocare tutti i giorni sono stati stimati in 500 mila; hanno un’età giovanissima, attratti da giochi, studiati e valutati per la loro diffusione. Il rischio inizia a 13 anni; gli esperti dicono che chi gioca vuole estraniarsi dal mondo che li circonda, per vivere in un mondo “altro”, senza relazioni e senza contenuti. Una sfida continua, che, con l’insistenza, riuscirà a battere la macchina. Il tempo, per loro, trascorre concentrato nel vecchio o nel nuovo gioco. Nelle forme più gravi il ragazzo/a si chiuderà per mesi interi e diventerà (parola difficile) Hikikomori=quanti si chiudono in camera, senza uscirne per mesi.

Le scommesse sono diventate comuni: entrando in tabaccherie incontri persone di tutte le età.  Hai un’infinità di occasione per vincere: dalla macchinetta, al lotto, alle schedine, per tutti i prezzi e per ogni premio. La speranza è il superenalotto: quando sogni la nonna, speri che ti suggerisca i cinque numeri vincenti, per sentirsi così a posto tutta la vita. I ragazzi (e non solo) che frequentano il web scommettono anche loro, sorretti dalla spinta impulsiva di dover azzeccare il risultato. Concentrati non sulla vincita o perdita, ma sulla sfida a se stessi per compensare l’ansia del gioco. Imbrogliano, si indebitano, vincono e perdono senza placarsi. Dovranno ricorrere a centri specializzati per guarire dalla ludopatia. Le ragazze giocano con le immagini che cercano e attivano in siti specializzati: possono postare proprie immagini modificate (morphing), esporre parti intime del proprio corpo (sexting), mettersi alla prova (challenge), diffondere e ricevere informazioni private (doxing), fare ciberbullismo (cyberbullying), escludere dalle chat (banning).

La domanda centrale è il perché di tutte queste dissociazioni. La risposta va posta agli adulti. Non soltanto ai genitori, spesso loro stessi vittime. La risposta è semplice: traducendo le parole inglesi avrai lo schema del vivere post-moderno: essere competitivi, mostrarsi, non avere troppi scrupoli, essere ricchi. Sociologi e psicologi interrogano il profondo dell’adolescente: basterebbe rispondere che stanno agendo come la cultura degli adulti suggerisce. Non hanno freni: la speranza è che, crescendo, si regoleranno.