“La pandemia ha messo in discussione valori, interessi, scelte, etiche, priorità, prospettive. Ha ridisegnato alleanze, confini politici, rapporti tra Stati. Ha imposto nuovi percorsi economici e sociali. Ha messo in risalto fragilità e ritardi del sistema, inefficienze e incapacità nella gestione della complessità. Ha mostrato il fallimento delle pretese taumaturgiche delle autonomie regionali. Ma, soprattutto, ha fatto emergere la necessità di ricostruire una identità statuale compressa negli anni da una devoluzione verso il basso, le Regioni, e verso l’alto, l’Europa. Nello stesso tempo, ha archiviato l’idea che i cittadini possano sostituire efficacemente – e ad un livello etico supposto superiore – le Istituzioni politiche”. Sono queste le considerazioni con cui il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, apre il Rapporto Italia 2021, presentato questa mattina. “Un microscopico virus ha qualificato il gigantesco tema del futuro come ‘necessità’ – spiega Fara – e imposto a tutte le generazioni l’urgenza di impegnarsi nella coltivazione di un pensiero a lungo termine. Il Paese dis-organizzato, così come è oggi, non è in grado di sostenere le sfide che la pandemia ha lanciato. Senza una pacifica ‘rivoluzione culturale’ saremo destinati all’oblio, ad una deriva dell’esserci senza essere, alla perdita di quel tanto di identità rimasta. Intanto, crescono l’insofferenza, l’insicurezza e la ricerca di un futuro possibile, ma soprattutto la richiesta di una guida sicura che liberi il Paese dall’incertezza e dall’approssimazione con le quali è stato condotto sin dall’inizio della pandemia”.
Ed ancora: “Istituzioni litigiose, in contraddizione o distanti tra loro diffondono un senso di sfaldamento proprio laddove, invece, dovrebbe passare la percezione di un ‘serrate i ranghi’ a ogni livello; di qui il disagio generale, l’incertezza del presente, la paura del futuro. l’arrivo della pandemia si inserisce in un quadro di grande difficoltà di un Paese segnato da una profonda crisi economica e sociale e da una crisi demografica che assottiglia di anno in anno il numero delle nascite. Insomma, un Paese sempre più povero e sempre più vecchio che, nello stesso tempo, registra il progressivo indebolimento dei ceti medi, vera spina dorsale della democrazia”.
Aumentano gli sfiduciati nei confronti dell’operato delle Istituzioni (+7,6%)
Nell’ultimo anno, aumenta il numero degli italiani che indicano una diminuzione della propria fiducia nei confronti delle istituzioni del nostro Paese: dal 24,9% del 2020 al 32,5% del 2021.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, raccoglie invece il miglior risultato di fiducia da inizio mandato, con una quota di cittadini che esprime il proprio consenso pari al 57,7% e un aumento di 2,8 punti percentuali rispetto allo scorso anno.
Il Parlamento raccoglie, nel 2021, il 34,4% dell’apprezzamento dei cittadini (era il 25,4% nel 2020), ma il livello di consenso rimane comunque basso. Cala l’apprezzamento nei confronti della Magistratura, che passa dal 49,3% del 2020 al 47,7% raggiunto nel 2021. Un risultato comunque migliore del dato atteso.
Il 42,6% dei cittadini indicano un giudizio positivo per il proprio Presidente di Regione, mentre gli sfiduciati toccano quota 49%. In questo contesto, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza sembrano essere un punto fermo nella fiducia degli italiani: nell’incertezza e nella variabilità manifestata dal giudizio generale nei confronti delle Istituzioni, infatti, le Forze dell’ordine e di polizia restano un faro e continuano a tracciare un segno importante della vicinanza tra i cittadini e il sistema istituzionale. Grande apprezzamento esprimono dunque i cittadini per la Polizia di Stato (69,2%), per l’Arma dei Carabinieri (64,7%) e per la Guardia di Finanza (67,7%). E se sei italiani su dieci si dicono fiduciosi nel lavoro della nostra Intelligence, le Forze Armate confermano di riscuotere la fiducia degli anni passati, registrando livelli alti di consenso: Esercito Italiano (71,5%) Aeronautica Militare (72,6%), Marina Militare (73,6%). Dai dati emerge il larghissimo apprezzamento anche per i Vigili del Fuoco (87,7%); un diffuso consenso per la Polizia penitenziaria (64,3%) e, infine, un buon risultato anche per la Polizia locale (58,2%).
Quanto alle altre istituzioni, da un anno all’altro restano stabili nei consensi in particolare per la scuola (dal 65% nel 2020 al 66,5% rilevato nel 2021); la Protezione civile (dal 77,8% al 77,2%); l’Università che si mantiene sul 70% circa del grado di fiducia. Ugualmente stabili, ma con un tasso di fiducia molto meno importante, i partiti si posizionano nell’ultima rilevazione al 27,2% (il dato era pari al 26,6% nel 2020). In discesa i sindacati: dal 46,4% del 2020 all’attuale 40%, e la Chiesa cattolica (-6,7%) che passa dal 53,4% dei fiduciosi al 46,7%. Cresce in termini di consensi il Sistema sanitario nazionale: dal 65,4% del 2020 al 71,5% del 2021. Il 50,8% dei cittadini è sfiduciato nei confronti dell’Europa.
Tra le possibilità proposte nell’indagine dell’Eurispes, l’abolizione delle Regioni raccoglie solo il 28,3% delle indicazioni favorevoli. Coerentemente, il 54,7% dei cittadini chiede una maggiore autonomia da affidare alle Regioni. Ben il 49,2% degli italiani si dichiara favorevole all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, anche se i contrari sono la maggioranza: il 50,8%.
La condizione economica del Paese
Secondo il 51,2%, dei cittadini sarà possibile superare la crisi economica solamente con un ruolo più forte dello Stato. Il 50,4% si dice favorevole nel replicare, per la realizzazione delle opere pubbliche nel nostro Paese, il modello “ponte di Genova”.
Secondo le rilevazioni dell’Eurispes (2021), otto italiani su dieci (79,5%) avvertono un peggioramento (netto 54,4% o in parte 25,1%) dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi. L’11,6% ritiene che la situazione sia rimasta stabile, mentre solo il 3,8% indica un leggero (2,9%) o un netto (0,9%) miglioramento. A sottolineare l’eccezionalità della crisi generata dalla pandemia è il confronto con le risposte registrate nei 5 anni precedenti, quando è sempre prevalsa l’idea di una sostanziale stabilità nell’andamento della situazione economica del Paese e le opinioni sul peggioramento coinvolgevano meno della metà degli intervistati.
Rispetto al futuro dell’economia del nostro Paese prevale un sentimento di pessimismo con il 53,4% di chi si dice convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione è destinata a peggiorare. Nonostante i giudizi negativi espressi sull’andamento dell’economia del Paese, gli italiani riferiscono, nel 42,4% dei casi, che la propria situazione economica negli ultimi dodici mesi è rimasta invariata.
Le difficoltà incontrate dalle famiglie
Rispetto al passato sono diminuite le famiglie che devono utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (37,1%, il massimo si è raggiunto proprio lo scorso anno con il 47,7%) e aumentate quelle che dichiarano di arrivare senza grandi difficoltà a fine mese (44,3%, superato solo nel 2017 con il 51,7%) e di riuscire a risparmiare (27,6%): tutti segnali positivi se non ci fosse la tendenza opposta per quanto riguarda l’incremento di quelle che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo (38,2%) e l’affitto (47,7%). Aumentano di poco le percentuali di quanti faticano a pagare le spese mediche (24,1%; +1,8%) e a pagare le utenze domestiche (27%; +1,1%).
Come fronteggiare le difficoltà: molti rateizzano. Il 28,5% dei cittadini afferma di essere dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia di origine, ma solo il 14,8% ha chiesto aiuto ad amici, colleghi o altri parenti. Il 15,1% ha fatto richiesta di un prestito bancario e quasi il doppio ha effettuato acquisti rateizzando il pagamento (28,7%). Circa un decimo del campione ha messo in atto i seguenti comportamenti: chiedere soldi in prestito a privati (non amici/parenti) non potendo accedere a prestiti bancari (9,4%); tornare a vivere nella casa della famiglia d’origine o dai suoceri (10%); vendere/perdere dei beni (11,4%); ritardi nel saldo del conto presso commercianti/artigiani (11,8%). Sono di più invece gli intervistati che hanno pagato le bollette con forte ritardo (22,4%) e che sono stati in arretrato con le rate del condominio (18%). Per quanto riguarda particolari situazioni lavorative, sono molto simili tra loro le percentuali di quanti hanno accettato di lavorare senza contratto (15,4%) e hanno svolto più di un lavoro contemporaneamente (15,1%).
Le rinunce: istruzione privata per i figli e acquisto dell’auto. Sul fronte dei servizi alla persona, fra chi ha figli in età scolare ha rinunciato all’istruzione privata il 41,1%; e nelle situazioni familiari in cui c’era la necessità di una badante ne ha fatto a meno un italiano su tre (33,4%), mentre in poco più di un caso su cinque sono state rimandate le visite mediche specialistiche (22,4%). Per quanto riguarda i consumi, gli italiani hanno rinunciato più spesso all’acquisto di una nuova automobile (37,3%), ma anche alle spese sulla casa (sostituzione di arredi/elettrodomestici 34,5% e riparazioni/ristrutturazioni 34,2%); meno frequente il caso in cui è stata rimandata la riparazione del proprio auto/motoveicolo (23,9%).
Gli italiani e l’Europa
I dati raccolti dall’Eurispes nel 2021 offrono una fotografia recente del rapporto tra gli italiani e l’Unione europea.
Sebbene 1 italiano su 3 (33,5%) ritenga l’Europa fondamentale per uscire dalle grandi crisi, la metà dei cittadini (51%) è convinta che l’Italia sia uno Stato marginale all’interno della Ue e che subisce le decisioni altrui: contraddizioni e ambivalenze che mettono in chiaroscuro una questione cruciale e ad oggi di primo piano per il futuro del Paese. Non manca infatti chi ritiene che nella pandemia l’Unione europea abbia dimostrato la sua inutilità: la pensa in tal modo 1 italiano su 4 (26%). Per più di un terzo degli italiani (33,9%) i fondi del Recovery Fund arriveranno sicuramente, ma gli scettici raggiungono una quota pari a circa il 30%.
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