Il viceministro alla salute Sileri in Calabria ospite in una delle sedi della Progetto Sud

Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite a Lamezia Terme in una delle sedi della Comunita Progetto Sud

“Non vedo il commissariamento regionale della sanità come la soluzione. Sono molto più favorevole a micro-commissariamenti locali per ciò che non funziona, magari con l’affiancamento di Agenas”: così il viceministro alla salute, Pierpaolo Sileri, ospite oggi a Lamezia Terme in una delle sedi della Comunità Progetto Sud accolto da rappresentanti di associazioni e di cittadinanze calabresi, in particolare da componenti del movimento della “Comunità competente”, da cui è partita nei mesi scorsi una lettera aperta rivolta al ministro Roberto Speranza per promuovere con tanto di petizione su Change.org un documento di proposte finalizzate all’avvio di “un nuovo corso” della gestione commissariale della sanità in Calabria per una riforma ad ampio raggio del settore.

Le proposte della “Comunità competente”

Rispetto al lavoro dei commissari delle varie regioni “aspettiamo le prossime settimane per le valutazioni”, dice il viceministro. Che prima di indicare la linea del governo per potenziare la sanità ascolta i suggerimenti partiti dalla “Comunità competente” e descritti allo stesso Sileri durante un incontro a Roma il 7 luglio scorso alla presenza del senatore calabrese in quota cinquestelle Giuseppe Fabio Auddino. Le proposte, supportate da circa cinquemila firmatari tra cui 120 sindaci, vengono illustrate da Rubens Curia, già dirigente dell’assessorato regionale alla Sanità della Calabria e oggi portavoce della “Comunità competente”. Linee di intervento caldeggiate a seguito delle sfide poste dalla pandemia da coronavirus e considerate dai promotori comunque valide in termini di rilancio strutturale del comparto. Prima richiesta: “Rideterminare il piano di fabbisogno del personale, guardando alle microbiologie, alle virologie, ai laboratori di analisi pubblici, al territorio oltre che agli ospedali”. E poi: “Un piano di formazione e di aggiornamento del personale anche per dare risposte a quel 21% di persone che si cura fuori regione” per interventi di tipo ospedaliero. Terzo punto: “Acquisto di attrezzature medicali considerato che il Decreto Calabria del 2019 mette a disposizione 86 milioni di euro”. Su questo aspetto il commissario per la sanità in Calabria, generale Saverio Cotticelli, “si è affidato a Invitalia e noi vogliamo un cronoprogramma certo”. Quarta richiesta: attuazione di alcuni Lea, Livelli essenziali di assistenza, che come osserva Curia sono ancora da migliorare nonostante gli undici anni di commissariamento della sanità regionale. Il pensiero va in particolare alle cure domiciliari “che in alcune aziende non esistono, agli screening come quelli per l’utero e della mammella” e al ramo dell’emergenza-urgenza. La quinta proposta è invece più globale: in attesa del superamento del commissariamento della sanità “prevista dal patto della salute 2019-2021, chiediamo di dare mandato al commissario per l’attuazione di una riforma che, sentite le parti sociali, tenga conto delle aree interne della regione e di politiche strutturali che vogliono dire strade, scuole, sanità, sicurezza sociale”.

Dunque, per i firmatari della petizione il primo passo da compiere consiste nel ridefinire le azioni del commissario. Di più: tra i promotori c’è chi va oltre sostenendo la necessità di un cambio al vertice. “Ho grande rispetto per l’Arma dei carabinieri, ma chiedo al governo una valutazione di merito perché abbiamo bisogno di commissari competenti che conoscano la materia”, afferma Italo Reale, avvocato, esponente del Pd lametino ed ex parlamentare.

Don Panizza: “Chiedere salute è un buon modo di fare politica”

Più in generale, si tratta di “spiegare che il comparto della sanità calabrese è stremato a causa di gestioni passate della politica locale, ma anche per i quasi undici anni di commissariamento statale gestiti attraverso Piani di rientro dal debito che non hanno sanato il debito” e che non hanno mai rilanciato le strutture ospedaliere e quelle del territorio, dice uno dei primi firmatari della petizione, il presidente della Comunità Progetto Sud, don Giacomo Panizza. In campo, quindi, “persone e associazioni della società civile” da intendere come “aggregazione a-partitica”, ma “non a-politica”, perché “protestare per chiedere salute è un buon modo di fare politica” e “perché – sottolinea il sacerdote – è ora che i calabresi si interessino delle cose senza rivolgersi ai potenti di turno”.

Il viceministro: basta tagli, nuovi modelli per le Rsa, no al Mes

Sileri annota le osservazioni dei relatori, le domande dei giornalisti e quelle arrivate in diretta su Facebook. Quindi, dopo aver detto la sua sullo strumento della gestione commissariale della sanità, passa alle cose da fare: “Il governo centrale può bloccare la stagione dei tagli e cercare più fondi, dopodiché le Regioni dovranno usare quei soldi entro perimetri guidati” da Roma. In particolare, Sileri sostiene la necessità di “un piano industriale della sanità” e individua le priorità sui cui puntare: “Per prima cosa si dovrà investire nella lotta al precariato, nello scorrimento delle graduatorie e in nuove assunzioni”. E ancora: “Riattivare e riconvertire i posti letto degli ospedali” interessati in passato “a tagli esagerati”. Centrale, inoltre, la sanità fuori dagli ospedali, sul territorio: “Accentuare gli screening, la rete dei medici di medicina generale, i centri diurni, l’assistenza per gli anziani e per le donne e per la popolazione pediatrica” senza dimenticare “le cure palliative, scarne in alcune regioni, anche qui”. Rispetto poi alle Rsa, il viceministro immagina “nuovi modelli per migliorare la qualità dell’assistenza. Penso – aggiunge – a forme alternative come il ‘budget di salute’ per personalizzare le cure delle persone con malattie mentali e non solo”.

Un breve passaggio anche sul debito con cui la Calabria, ma non solo, si trova a dover fare i propri conti: “Il qualche modo il debito pregresso dovrà essere azzerato”, dice il viceministro. Che infine conferma il suo no al Mes riferendosi ad articoli del relativo trattato “che potrebbero metterci dei vincoli troppo stretti per i prossimi anni”; a ciò si aggiunga “il problema secondario di come reagirebbero i mercati” se l’Italia vi facesse ricorso.

Considerazioni e obiettivi che l’uomo di governo fa dopo alcune premesse: “Parto dal mio vissuto personale di quando ero chirurgo a Roma e operavo molte persone che venivano dalla Calabria. Sono convinto – afferma Sileri – che anche qui c’erano e ci sono chirurghi in grado di fare quello che faccio io. In Calabria c’è anche buona sanità. Certo, c’è tantissimo da sistemare, ma partendo dal buono che c’è”, aggiunge il viceministro. Che ricorda tra l’altro le persone con coronavirus arrivate da Bergamo e prese in cura all’ospedale di Catanzaro da dove sono poi ripartire pronte per la riabilitazione e grate a donne e uomini di una sanità che ha saputo restituire loro nuova linfa vitale.

 

Fonte: Redattore Sociale 

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