Il tempo della cura e del legame, in un equilibrio ad assetto variabile: se ne è parlato a Capodarco nel convegno sull’affido

L’affido sine die una “sorta di fantasma” che c’è ma non si nomina. L’affido che parla di bambini, di persone, di storie vere, delle nostre storie, ci coinvolge tutti, ci interroga, mescola pensiero e azione, incrocia famiglie, servizi, territorio. È un viaggio tra la teoria e la realtà, tra la precarietà e il futuro, tra la responsabilità pubblica e la responsabilità collettiva, tra la progettazione e la co-progettazione. Un osservatorio, un equilibrio ad assetto variabile. Venerdì 20 ottobre dalle ore 9.00 alle 13.00 presso la Comunità di Capodarco di Fermo si è tenuto l’evento “Affido sine die e tutela dei minori. Tra realtà e principi teorici, con uno sguardo al futuro” organizzato dall’Associazione Mondo Minore, patrocinato dal Comune di Fermo e accreditato dall’Ordine degli Assistenti Sociali delle Marche.

Sono intervenuti: Vinicio Albanesi (presidente della Comunità di Capodarco); Alberto Scarfini (assessore Comune di Fermo); Marco Chistolini (psicologo e psicoterapeuta familiare, già giudice onorario e autore di numerose pubblicazioni sui temi dell’affido e dell’adozione); Alessandro Ranieri (coordinatore Ambito territoriale sociale di Fermo); Stefano Ricci (già dirigente presso la Regione Marche nel settore socio-sanitario e co-fondatore della Rete delle Famiglie Affidatarie della Comunità di Capodarco di Fermo). Ha moderato l’incontro Alessandro Vella (coordinatore Rete Famiglie Affidatarie). In collegamento dalla Campania, Fortuna d’Agostino, della casa famiglia la “Compagnia dei Felicioni”, nata in un bene confiscato alla camorra nel comune di Trentola Ducenta (Caserta). Fra i partecipanti: assistenti sociali, psicologi, educatori professionali, ma anche famiglie affidatarie e responsabili di servizi territoriali che si occupano di minori.

Di cosa abbiamo parlato

I temi toccati sono stati tanti: le diverse tipologie di affido; la qualità e la modalità di gestione; le linee d’indirizzo in aggiornamento; la Riforma Cartabia; la difficoltà di prendere posizioni chiare; la conservazione della relazione tra minore e famiglia di origine; l’adulto-centrismo; il tempo della cura (perché l’affido “è un’opportunità di prendersi cura”); la dimensione del legame e dell’affetto; la doppia appartenenza per i minori (perché l’affido “è una famiglia in più”); la rete; la formazione e l’accompagnamento delle famiglie affidatarie che sono co-protagoniste di una progettualità, non utenti di un servizio.

Focus sui bisogni del bambino, sulle relazioni adeguate, la continuità, l’elaborazione della perdita, la stabilità e l’appartenenza. Tante le domande: chi deve avere la “regia” sulla vita del minore? Date le difficoltà, perché una famiglia dovrebbe intraprendere la via dell’affido? Chi aiuta i giovani adulti appena diciottenni, chi li accompagna verso l’autonomia?

La parola chiave è stata “legame”, perché l’affido crea legami e non bisogna avere paura dei legami. L’affido è un noi, è tutto un territorio è un’opportunità di crescita, un’opportunità di futuro non solo per il bimbo. Stefano Ricci dopo averci ricordato che “i figli nostri non sono nostri, ma i figli degli altri sono anche nostri”, legge un “Acrostico” sulla parola “Affidamento familiare”: Accoglienza, fatica, famiglia, integrazione, disegno, attaccamento…. Alla lettera “e” l’elenco propone “enti pubblici”, la nostra Fortuna della Casa famiglia la Compagnia dei Felicioni nata in un bene confiscato alla camorra, aggiunge “entusiasmo”. Senza il quale tutto diventa meno possibile.

L’Associazione Mondo Minore è stata fondata nel 1999 per dare una risposta specifica alle tematiche del disagio minorile. Da una prima comunità familiare se ne è aggiunta una seconda, poi due comunità educative e una comunità alloggio, affiancate dalla costituzione di una rete di famiglie affidatarie: strutture e forme di accoglienza diverse ma coordinate tra loro. L’obiettivo è la tutela e la presa in carico di minori e adolescenti in situazioni di disagio materiale o a rischio educativo, ragazze in difficoltà e ragazze madri anche con disturbo psicologico oltre che sociale. Ad oggi la realtà comprende due comunità educative la “Comunità Sant’Anna” e “Casa Maddalena”, una “Rete di Famiglie Affidatarie” che accoglie famiglie che hanno bambini in affidamento o che si accingono ad averne o semplicemente sono interessate a questo mondo e il Centro educativo territoriale per ragazzi “The Tube”. (s.lup)