“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N. 24 – UN POSTO PER LORO

Le terribili notizie che provengono dal mondo (Israele-Palestina, Ucraina, Armenia, Sud Sudan …) mostrano dal vivo decine di migliaia di persone in cerca di un posto. Nessuno le vuole: eppure sono persone, famiglie, bimbi e anziani. Se non muoiono prima, li attendono vasti campi di tende dove passare la vita, senza sapere che fine faranno. Fanno notizia, anche con particolari, più o meno toccanti. Le loro sono situazioni sono tra la vita e la morte.

Anche nel nostro mondo, pure senza guerra, esistono migliaia di persone senza un posto. Bivacchi, vecchi edifici, stamberghe, sudiciume, frammiste a criminalità e arrangiamenti. Altre decine di migliaia di persone che pure hanno il posto, non hanno certezze: malati, anziani, disabili, disoccupati, clandestini, soli al mondo; devono darsi da fare per una visita medica, per pagare le bollette, per comprare libri usati per la scuola dei figli.

La contraddizione violenta è di tutti i momenti e in tutti i luoghi: le notizie proposte sono interrotte da sketch e pubblicità che propongono auto, mobili, profumi, scarpe, vestiti, cibo per cani e gatti, compresi i trattamenti contro le pulci e le zecche, offrendo la nutrizione per taglie piccole e grandi.

Le disuguaglianze – dicono gli esperti – non si possono misurare; in compenso si possono vivere. L’accelerazione verso il necessario e il superfluo è incessante. Una spinta a produrre e a consumare senza limiti e senza selezioni, alla ricerca di una felicità che non si raggiunge. In compenso aumentano i consumi di alcool, droghe e psicofarmaci, a cominciare dall’adolescenza.

Il dogma imperante è la libertà: per fare che cosa nessuno se lo chiede. Ciò che piace, ciò che è bello, ciò che soddisfa. Per essere me stesso e me stessa, come se il mondo si fermasse a contemplarti. La vita è una sola: ciò che semini, raccogli. Attenzione a non rimanere in solitudine e soprattutto trova solide basi che ti permettano di dare senso alla vita. Altrimenti non avresti nemmeno tu un posto nel mondo; né pensare che altri te lo offrano.