Giornata della Memoria: “La chiave per comprendere le ragioni del male è l’indifferenza”

“Quando credi che una cosa non ti tocchi, non c’è limite all’orrore”. Con le parole di Liliana Segre apriamo lo speciale 10 Libri Sociali per il giorno dedicato alla Memoria (ricorrenza internazionale che si celebra il 27 gennaio). Una selezione di testi simbolici che rappresentano non solo l’incursione in una delle pagine più dolorose della nostra storia, ma un vero e proprio viaggio “alla ricerca dell’essenza dell’umanità”. Orientato a comprendere l’esperienza del deportato attraverso la testimonianza diretta. Pubblicazioni che propongono non solo il Lager “visto dall’interno”, ma offrono una riflessione coraggiosa, perché esplorano i motivi per cui alcuni deportati, riuscirono ad opporsi al “processo di disumanizzazione”, mantenendo intatta la capacità di resistere. Senza smarrire dignità e speranza, riuscirono “persino” a conservare un legame di senso con la vita, nonostante tutto.

LA TESTIMONIANZA DIRETTA E LA RICERCA DI SENSO

L’uomo in cerca di senso (FrancoAngeli  2017) è il libro che lo psichiatra Viktor Frankl ha pubblicato una volta rientrato a Vienna nell’aprile del 1945, dopo due anni e mezzo di prigionia. Pur narrando i tragici eventi a cui si riferisce, li trascende, per incentrarsi sull’esplorazione della natura umana e delle sue potenzialità.  È il giornalista Kazimierz Sakowicz a registrare in diretta il genocidio ebraico in Lituania (1941-1943). Testimone oculare del massacro di circa 60 mila ebrei polacchi e russi, gettati in enormi fosse dai nazisti tedeschi e dai lituani collaborazionisti, nel suo Diario di Ponary (Mimesis, 2018), ha annotato il numero delle vittime, la vendita dei loro vestiti agli abitanti del luogo e i flussi di camion transitati davanti alla sua abitazione che trasportavano prigionieri diretti al luogo delle loro esecuzioni. Tra divieto e provocazione si muove il famoso verdetto di Theodor W. Adorno del 1949 per il quale “scrivere poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”. Micaela Latini ed Erasmo Silvio Storace (Maltemi Linee 2017), propongono una pubblicazione che raccoglie testi di diversi studiosi che si sono confrontati con la sentenza adorniana. Autori come Jean Améry, Günther Anders, Hannah Arendt, Paul Celan, Günter Grass e Primo Levi, che hanno provato a misurare la portata della frase lapidaria nel tentativo di leggere Auschwitz dopo Auschwitz.

LA VITA INTERROTTA DEI BAMBINI NELLA SHOAH

Secondo le stime, ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230 mila bambini provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Noi, bambine ad Auschwitz (Mondadori 2018), è il racconto di due di loro. Andra e Tati Bucci, sorelle italiane di origine ebraica, sono testimoni attive e autrici di memorie sulla loro esperienza. Sopravvissute alla Shoah e alle selezioni, Tatiana (6 anni) e Andra (4) vengono internate insieme al cugino Sergio (7) in un Kinderblock, il blocco dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. In questo libro raccontano per la prima volta ciò che hanno vissuto: il freddo, la fame, i giochi nel fango e nella neve, gli spettrali mucchi di cadaveri buttati negli angoli, le fugaci visite della mamma e sempre sullo sfondo, il camino. Insieme ad Alessandra Viola, Andra e Tatiana raccontano per la Rizzoli editore (2020) anche la storia del cuginetto Sergio, finito anche lui nelle baracche in cui vengono alloggiati i minori che verranno usati per gli esperimenti medici. Dal 1940 al 1945 all’interno dell’ospedale di Spiegelgrund, nella Vienna nazista, trovarono la morte quasi 800 bimbi, le cui vite furono considerate indegne di essere vissute. Sotto le mentite spoglie di clinica specializzata per piccoli con gravi disturbi psichiatrici o neurologici, a cui si aggiungeva un’ala destinata a riformatorio per ragazzi con problemi comportamentali o degenerazioni razziali, si praticava l’eutanasia. A fare emergere questa vicenda sconosciuta ai più, è stato il giornalista e scrittore svedese Steve Sem-Sandberg, che ha ripercorso la storia di quei cinque anni nel volume I prescelti (Marsilio, 2018). Un’opera sulla crudeltà delle sperimentazioni praticate sui piccoli e sulla spietatezza dei metodi correttivi. “Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere.” Liliana Segre ha 8 anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Enrico Mentana per la Rizzoli (2019) raccoglie le memorie di questa testimone d’eccezione, ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l’adorato papà, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata. “La chiave per comprendere le ragioni del male è l’indifferenza: quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore”.

L’ARTE, TRASMISSIONE VIVIDA E PROFONDA DELLA MEMORIA

L’arte e il museo rappresentano due settori all’avanguardia nella ricerca e nella trasmissione della Memoria. Controluce, counterlight, gegenlicht. Arte e museologia della Shoah (Edizioni Università di Macerata EUM, 2018), con i nuovi contributi di Paolo Coen, è frutto di uno studio durato molti anni, accoglie contributi di specialisti fra i più accreditati nei due temi. Persone, situazioni e realtà nuove, aiutano a comprendere meglio i volti, le sembianze della Memoria della Shoah nel mondo di oggi e di domani. Mai più. Per non dimenticare è il debutto dell’autrice bestseller Raquel Jaramillo Palacio nel mondo della graphic novel. Un’indimenticabile storia, fresca di stampa (Giunti, 2020), che parla di gentilezza, coraggio e solidarietà, nel contesto della Seconda guerra mondialeDisegni di Gaetano Lazzarini (1920-1998) di Mario Bernardinello e Paola Faggella (Montabone, 2019) propone la storia di Gaetano, una, tra le 600 mila di Internati Militari Italiani nei Lager nazisti, vittime dell’8 settembre e della decisione dell’ex alleato germanico di prelevare i soldati italiani di un esercito allo sbando e d’internarli nei Lager. I disegni racchiusi in questa raccolta risalgono agli anni Sessanta e Settanta, sono “linee tratteggiate da chi è sopravvissuto a un periodo nel quale il male vissuto e ascoltato sembrava trionfare sull’humanitas. Un inno alla vita che rinasce dopo essere stata accompagnata dalla morte”.