Affido e comunità: i percorsi di accoglienza? Promossi per la maggior parte dei protagonisti

I percorsi di accoglienza? Promossi per la maggior parte dei protagonisti, ma esistono criticità per quel che riguarda il reinserimento in società e non solo. Lo rivela l’indagine dell’associazione Agevolando presentata il 20 gennaio 2020 alla Camera dei deputati, secondo cui ben il 94% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni che vivono o hanno vissuto un periodo significativo della loro vita in una comunità di accoglienza oppure in affido familiare, ritengono tale percorso un’opportunità di cambiamentoL’85% di loro lo considera un’ancora di salvezza. L’indagine, illustrata durante il convegno ‘In viaggio verso il nostro futuro’, e realizzata con la collaborazione di ‘Care leavers network’, ha come scopo quello di conoscere il profilo sociale, i percorsi di accoglienza, le esperienze e le aspettative di vita dei ‘care leavers’.

Pochi, secondo lo studio, gli scontenti della propria esperienza: il 14% la ritiene negativa, il 18% ha dichiarato di esser stato trattato male, ma ben l’80% ha detto di aver trovato tale esperienza faticosa. Criticità invece per quel che riguarda la validità dei percorsi nel rapporto con le famiglie di origine: per il 56% degli intervistati i percorsi non hanno aiutato o hanno aiutato poco a migliorarli. E ancora, tra coloro che sono già usciti dei percorsi di accoglienza, circa la metà ha dichiarato che in fase di uscita aveva bisogno di un supporto per proseguire gli studi. Di questi, il 62% non l’ha ricevuto. Non solo, il 55% di coloro che sono già usciti dal percorso di accoglienza non ha beneficiato di un percorso di inserimento lavorativo. infine, gli ambiti nei quali la maggior parte dei ragazzi dichiarano di stare bene sono le relazioni amicali (90%), la salute (88%) e la propria abitazione (83%). Invece non si percepisce benessere nel rapporto con il padre (56%), nelle relazioni con i parenti (53%) e nella disponibilità economica (50%).

“I cosiddetti care leavers – ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, presente al convegno, durante i suoi saluti- sono una delle categorie di persone che, per la potenziale fragilità della propria situazione, richiedono interventi specifici e organici da parte delle Istituzioni. Si tratta infatti di ragazzi e ragazze che sono in fase di dimissione o sono già stati dimessi da un collocamento comunitario o da un affidamento, perché sono divenuti maggiorenni e si avviano verso una vita autonoma”.

Per questo, occorre offrire loro “un sostegno materiale per le tante necessità quotidiane connesse al passaggio a una vita ‘autonoma’: dall’alloggio alle cure mediche, dall’accesso alle attività culturali a quelle sportive. Per altro verso, è cruciale promuovere un pieno sviluppo delle capacità e competenze di ciascun ragazzo ai fini del completamento dei percorsi di studio o dell’inserimento nel mondo del lavoro. E ciò richiede attività di formazione, tirocini, apprendistato, nonché di informazione e orientamento su tutte le opportunità esistenti”, ha concluso Fico

 

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