Educazione alimentare, obesità infantile, fame emotiva: 3 parole chiave per leggere “I bambini e il cibo”

APERTI ALLA LETTURA
a cura di Pina Bellusci
Biblioteca sociale della Comunità di Capodarco di Fermo

Educazione alimentare – Obesità infantile – Fame emotiva

Tre parole chiave per leggere:
I BAMBINI E IL CIBO
Strategie pratiche per portare a termine con successo l’educazione alimentare
Di Paola Medde – Anno 2017, EPC Editore

Piccoli spunti tratti dalle pagine del libro

L’educazione alimentare dei bambini è un processo complesso, se inefficace occorre cambiare le abitudini dei genitori e di conseguenza dei bambini. L’effetto boomerang della costrizione agisce anche durante i pasti, costringere i bambini a mangiare pietanze che non vogliono non li aiuta ad amare di più quegli alimenti; al contrario, può determinare un’avversione che potrà rimanere per tutta la vita. In che modo intervenire? Ad esempio utilizzando video games o cartoni animati che possono rendere interessanti molti dei cibi di solito detestati, in primis le verdure, e far capire già in giovane età quanto sia importante alimentarsi in modo corretto. Occorre ricordare che ogni età ha un gusto ma i gusti cambiano.

Negli ultimi 30 anni l’obesità infantile è triplicata e interessa bambini sempre più piccoli. La maggior parte dei bambini riesce a regolarsi in modo automatico rispetto ai propri bisogni alimentari, escludendo forme di patologia conclamata, la quantità di cibo che assumono spontaneamente è proprio quella della quale hanno bisogno per crescere e svilupparsi in modo sano. Perché non dovrebbe accadere a tutti i bimbi? I meccanismi della fame/sazietà sono regolati biologicamente da complessi circuiti che non dipendono dalla nostra volontà. Se non ci sono forzature e se non abbiamo creato delle “abitudini scorrette”, automaticamente e senza grandi difficoltà, i piccoli cercheranno il cibo quando avranno fame e smetteranno di mangiare quando saranno sazi. Gli alimenti non forniscono solo l’energia per vivere ma contengono nutrienti, indispensabili per una serie di funzioni dell’organismo. Calcio, vitamine, sali minerali, acqua, proteine, grassi e carboidrati devono quindi essere presenti nella dieta quotidiana e questi nutrienti sono contenuti in cibi differenti. Capita spesso che le prime esperienze di “cibo diverso” avvengano in case di amici e conoscenti, in questo caso il meccanismo dell’imitazione di un coetaneo può essere di aiuto. L’imitazione e la curiosità non nascono dall’ascolto di ciò che viene detto, ma dall’osservare qualcuno che fa qualche cosa con piacere e con gusto. È un piccolo suggerimento per far conoscere alcuni alimenti ai nostro figli.

Per “emotional eating” o “fame emotiva” s’intende generalmente un comportamento che utilizza il cibo (in particolare quelli ricchi di grassi zuccheri) in risposta a emozioni, perlopiù negative. La tendenza è quella di ignorare lo stato di sazietà, perché ciò che è importante in questi casi è placare l’emozione. Trattandosi di una fame non biologica, il segnale di sazietà quello dovuto al riempimento dello stomaco non è sufficiente ad interrompere il comportamento di ricerca del cibo perché ciò che si cerca di riempire è il vuoto che si ha dentro, un vuoto che può essere la conseguenza della noia oppure della solitudine. Ci sono dei meccanismi automatici e inconsapevoli quando si parla di cibo. L’ansia provoca delle contrazioni allo stomaco che possono essere scambiate per fame. La rabbia fa contrarre molti gruppi muscolari, tra i quali, quelli mascellari e pertanto mangiare cibi “croccanti” aiuta a decontrarre quella parte di muscoli che rimangono irrigiditi. E che dire della tristezza? Senza parlare necessariamente di depressione, questa si associa spesso ad abbassamenti di serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale la cui presenza è fondamentale per mantenere il buon umore; quando questa scende, ci sentiamo depressi e abbiamo la necessità di ingerire cibi dolci i quali aumentano, in tempi rapidi, i livelli di serotonina nel nostro organismo…