A Fermo il progetto The Terminal convince pure i ragazzi e lo vogliono “itinerante”

Ascolto, rete e relazioni contro la solitudine. Un presidio divenuto punto di riferimento per molte iniziative che mette a disposizione dei giovani della provincia, un luogo di ascolto, opportunità e stimoli. Gli educatori: dalla strada non solo disagi ma anche cose meravigliose. Scopriamole

“La strada non è solamente il posto dove vince, si sviluppa e nasce il malaffare e la violenza, ma è anche il luogo dove sono nate arti e culture che hanno sensibilizzato e sviluppato molte menti”. Sono le parole di Michele Calamanti e Raffaella Radogna, educatori di strada nell’innovativo progetto The Terminal. Avviato per incontrare e intessere relazioni negli spazi informali della provincia di Fermo mette a disposizione dei giovani del territorio, animatori ed educatori, ascolto e opportunità, attività e stimoli. Nato a settembre del 2021 dalla sinergia tra Comunità di Capodarco, Ambito Sociale XIX, Comune di Fermo e Dipartimento delle Dipendenze, il presidio di promozione sociale ha come centro di azione lo spazio del Terminal “Mario Dondero” a Fermo, luogo di incrocio e ritrovo di molti ragazzi, a partire da quelli delle scuole superiori e punto di accesso a molte iniziative (sociali, culturali ecc.). Sono proprio gli educatori a raccontarci lo stato delle cose a oltre un anno di avvio, soffermandosi sull’importanza di divulgare, insieme ai ragazzi, un importante messaggio: la strada può raccontare qualcosa di diverso. Se è vero che le situazioni a limite di disagio e marginalità, sono una parte dalla quale non si può prescindere è pur vero che esiste tutta un’altra realtà da valorizzare: “noi speriamo – spiegano Michele e Raffaella -, vedendo anche i ragazzi sui 20 anni, che si possa magari pian piano scoprire quello che ha portato, anche in situazioni difficili, allo sviluppo di cose meravigliose”.

Al The Terminal Michele e Raffaella hanno mappato le abitudini e i comportamenti dei ragazzi, perlopiù studenti delle scuole fermane che si spostano nei loro luoghi di riferimento, li hanno invitati a diventare protagonisti delle attività proposte e a costruire insieme nuovi percorsi. Il ruolo degli educatori di prossimità è infatti quello di essere vicini, costruire percorsi di interazione e di proposta condivisa, a volte semplicemente di ascolto, altre di orientamento. Con l’inizio della scuola sono ripartire le attività: “ancora non abbiamo incontrato tutto il numero dei ragazzi dell’anno scorso – raccontano -, però quelli che abbiamo incontrato, e sono un gruppo nutrito, continuano ad avere una relazione con noi consolidata e stabile. Si fermano a pranzo vicino a noi, ci parlano e si confidano. Ci presentano nuovi amici e amiche. Ci chiamano per nome. C’è un canale diretto con loro. Un rapporto di fiducia che è cresciuto”.

Le relazioni vecchie dell’anno scorso hanno portato anche a nuovi incontri, non necessariamente legati fra loro perché il Terminal è attraversato da diverse storie. Una tra le ultime attività che gli educatori segnalano è quella del concerto di Claver Gold. Il rapper il 16 settembre 2022 con l’anteprima nazionale dell’album “Questo non è un cane” ha inaugurato la ripresa delle proposte autunnali e invernali del progetto. C’è stato un prima, un durante e un dopo a questo evento raccontano: “Il prima ci ha permesso, con le locandine e parlandone in giro con i ragazzi, di relazionarci con persone nuove e ci ha portato a vedere che ci sono ragazzi che hanno delle passioni e che conoscevano Claver Gold. Il durante è servito per capire che queste persone che non si conoscevano inizialmente, ci hanno detto che era stato bello conoscerne altre con la stessa passione”. Ragazzi che vivono a Fermo e a Porto San Giorgio ma che non si conoscono. Gli educatori intravedono un potenziale nella realizzazione di altre iniziative come questa, per creare una connessione locale tra giovani con passioni simili (in questo caso la musica), farli partecipi anche nell’organizzazione e renderli, con il loro supporto, protagonisti e responsabili.

Quello che segnalano in conclusione Michele e Raffaella è l’esigenza di una “educativa di strada itinerante”. “L’abbiamo chiamata così. È uno spunto venuto fuori dalle relazioni fatte in strada coi ragazzi che incontriamo tutti i giorni e diversi di loro ci hanno proposto di andare nel paese dove risiedono, sempre nella provincia di Fermo per fare attività con loro e presentarci gli amici che non frequentano il Terminal”. La motivazione dei minori è spesso la stessa: “Possiamo organizzare qualcosa insieme perché non abbiamo nulla da fare”. È qui, dal loro invito a muoversi in altri paesi del fermano, che i due educatori hanno ragionato sull’ipotesi di una educativa di strada che diventi itinerante. I ragazzi vogliono parlare, ascoltare ed essere ascoltati, l’obiettivo principale è quello della relazione, The Terminal vuole creare con loro dei veri legami. Spesso il disagio con cui si viene a contatto è proprio quello della solitudine.