25 anni del Santa Elisabetta, dott. Sagripanti: “Il valore dell’equipe nella risposta alle emergenze”

I 25 anni del Centro Santa Elisabetta sono anche l’occasione per riflettere sulla complessa gestione dell’emergenza Covid all’interno di una struttura diurna di questo tipo, e sulle risposte che la Comunità di Capodarco di Fermo fornisce sul territorio a delle fragilità sempre più in crescita, tra cui i disturbi dello spettro autistico. A fare il punto della situazione è il direttore sanitario del Centro Santa Elisabetta, dott. Francesco Sagripanti.

“Quelli che stiamo vivendo non sono momenti semplici -racconta- dall’inizio della pandemia non abbiamo mai abbassato la guardia ed ora stiamo pianificando la terza dose per i nostri ospiti. Grazie ad un grande lavoro d’equipe abbiamo subito cercato di dare delle risposte concrete, anche andando oltre la consueta attività settimanale del centro. Penso al Servizio sollievo del sabato mattina, mantenendo una stabile rete di contatti telefonici con le famiglie rilevandone il crescente disagio. È importante spiegare quali sono i problemi dei nostri ospiti. Tutti sono affetti da una disabilità cognitiva. Per alcuni di loro il problema può essere medio-lieve e quindi compatibile con un discreto livello di autonomia personale e con buone abilità relazionali. Altri invece sono affetti da una disabilità cognitiva grave spesso accompagnata da un disturbo comportamentale estremamente impegnativo da gestire. Sono adulti con una età che va dai 18 -20 anni fino ai 50 e più. Potete facilmente capire quale sia l’età dei familiari, spesso i genitori sono ultra ottantenni che si trovano a fronteggiare un disturbo del comportamento che occupa tutta la giornata, che disturba il sonno notturno e che può comportare episodi di aggressività. In piena emergenza Covid, la convivenza familiare forzata ha messo a rischio di ulteriore fragilità la loro salute psico-fisica e il perdurare della fase di chiusura in casa ha peggiorato ulteriormente il disturbo comportamentale dei nostri pazienti. Un valore aggiunto del nostro lavoro è la possibilità di supportare la fragilità dei disabili e delle loro famiglie e intendiamo continuare a farlo con professionalità, umanità ed in sicurezza”. 

“Quando gestisci un centro diurno hai, paradossalmente, più difficoltà di una struttura di ricovero – prosegue il dottor Sagripanti. Questo perché ci sono due equipe che si alternano nelle 24 ore: quella tecnica che siamo noi operatori sanitari, e quella non tecnica che sono i familiari. Noi alle 16 lasciamo persone che riprendiamo il mattino seguente alle 9, questo pone una serie di problematiche sul piano dell’uniformità di un certo tipo di modello da seguire che noi possiamo fare in quanto professionisti ma che non possiamo chiedere alle famiglie. Dobbiamo quindi tenere conto di questa componente. Il nostro punto di forza è l’equipe, una buona macchina che lavora e che ottiene risultati perché c’è chi la coordina, chi condivide le informazioni e chi prende decisioni. Al Sant’Elisabetta finora abbiamo gestito una problematica complessa e lacerante per le famiglie che è quella della disabilità intellettiva associata al disturbo comportamentale, i casi presi in carico li abbiamo gestiti bene e nel giro di qualche mese li abbiamo riportati a livello di buon funzionamento comportamentale. A riprova dell’ottimo lavoro svolto dall’equipe, l’Umea (Unità multidisciplinare dell’età evolutiva) dell’Area Vasta ci sottopone costantemente la gestione di questi casi complessi essendo, tra l’altro, il Santa Elisabetta l’unico centro diurno del territorio a dimensione sanitaria”. 

I disturbi dello spettro autistico sono una problematica sempre più insostenibile per le famiglie, e la Comunità di Capodarco sul territorio ha posto le basi per una risposta integrata e continuativa che il dottor Sagripanti evidenzia: “Il Centro ambulatoriale di riabilitazione prende in carico bambini con diagnosi di autismo a tre anni e li segue fino al compimento del diciottesimo anno, fornendo le indicazioni di comportamento agli istituti scolastici. Quando poi il ragazzo è maggiorenne, la presa in carico può passare anche al centro diurno come nel caso del Santa Elisabetta. Questo vuol dire che la Comunità di Capodarco gestisce questo disturbo lungo l’intero arco di vita, un capitale per le famiglie e per gli stessi pazienti unico perché sono rare le strutture che danno risposte così strutturate”.(marco donzelli)