Spesso sole e in condizioni di vulnerabilità, i servizi loro dedicati sono scarsi e troppo poche le risorse a disposizione, mentre le loro famiglie sono costrette a supplire le mancanze delle Istituzioni nazionali e locali. In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, promossa dalla Commissione Europea in accordo con le Nazione Unite che si celebra oggi lunedì 3 dicembre, il quadro tracciato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che opera all’interno di Vithali, spin off dell’Università Cattolica presso la sede di Roma – sulle condizioni di vita delle persone –con disabilità nel nostro Paese non è proprio consolante. “La disabilità è una condizione che interesserà sempre più italiani, grazie al costante allungamento della vita, per questo il nostro sistema di welfare si troverà ad affrontare una domanda crescente di servizi per assicurare a queste persone l’assistenza sanitaria e sociale e il diritto a vivere una vita indipendente”, afferma Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane diretto da Walter Ricciardi.
Le stime sulla prevalenza nella popolazione della disabilità segnalano che questa condizione interessa circa 4 milioni e 360 mila persone, delle quali 2 milioni e 600 mila ha una età superiore a 65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno (fonte Istat: www.disabilitaincifre.it). Il bisogno di aiuto di cui necessitano emerge già dal fatto che oltre un terzo di queste persone vive da solo, tra gli ultra 65enni la quota sale al 42,4%. Si tratta di dati molto preoccupanti poiché palesano una diffusa condizione di vulnerabilità che coinvolge un numero elevato di persone, le quali non possono contare sull’aiuto di un familiare. Il problema più grave per queste persone è la perdita di autonomia, infatti, tra gli ultra 75enni , una persona su cinque ha gravi difficoltà in almeno una attività quotidiana (Activities of Daily Living) , una persona ultra 50enne su dieci non è autonomo nell’uso del telefono, nel prendere le medicine o di gestire le proprie risorse economiche. Oltre un quarto non è in grado di prepararsi i pasti, fare la spesa o svolgere le attività domestiche. Quasi un quarto delle persone con disabilità che vive in Italia ha gravi problemi di mobilità, non riesce a camminare o a salire le scale, il 5,3% non riesce a sentire e il 6,6% non vede. Queste gravi limitazioni di cui soffrono le persone con disabilità sono spesso acuite da precarie condizioni psicologiche, come testimonia il fatto che oltre l’8,5% di queste persone soffre di un disturbo depressivo grave.
Analizzando le risorse che il nostro Paese impegna, nell’ambito del Sistema di protezione sociale, per la funzione di spesa destinata alla disabilità, si può osservare che, nel 2016, sono stati spesi circa 28 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale. L’impegno economico per questa funzione nei principali Paesi europei è fissato, mediamente, al 7,3% della spesa per la protezione sociale. La spesa pro capite, a parità di potere di acquisto, nel nostro Paese è di 457 euro annui, che ci colloca a metà della graduatoria dei Paesi dell’UE-28, dopo quelli del Nord-Europa. Il modello di welfare italiano si caratterizza per una tipologia di interventi basati sui trasferimenti economici, quasi tutte pensioni, piuttosto che sui servizi, in particolare su 28 miliardi di spesa quasi 27 miliardi sono trasferimenti monetari, pari al 96,4% della spesa totale. Nei principali Paesi europei la quota di trasferimenti si attesta al 71,2%. Sono principalmente i trasferimenti pensionistici a sostenere queste persone, nel 2016 il reddito medio di un pensionato con disabilità è pari a 15.000€ lordi, sale a 19.000€ per le persone ultra 65enni. Gli importo medi più elevati si riscontrano nel Centro-Nord dove si attestano a oltre 16.000€ annui, poco più di 13.000€, invece, la pensione lorda per una persona con disabilità nel Mezzogiorno. Le difficoltà che incontrano le persone con disabilità sono testimoniate dal fatto che il 22,7% di quelle in età adulta (14-64 anni) lamenta un supporto sociale debole, scende al 20,2% tra gli anziani. Il supporto per gli anziani è più carente nelle regioni del Centro e nelle città densamente popolate, nelle quali la percentuale con sostegno debole si attesta, rispettivamente, al 19,2% e al 20,2%.
Sono sempre gli anziani ad avere difficoltà a ricevere gli aiuti necessari, sono, infatti, il 58% quelli con difficoltà nelle attività di vita quotidiana ad aver bisogno di maggiori aiuti, il 5% non ricevere alcun aiuto. Il bisogno di aiuti si attesta al 49% tra coloro che hanno gravi difficoltà nel preparare pasti, fare la spesa o gestire le proprie risorse economiche, il 16% non riceve alcun aiuto. Maggiore bisogno si riscontra per gli anziani con grado di istruzione e livelli di reddito più bassi. A testimonianza delle difficoltà delle famiglie ad assistere gli anziani con limitazioni gravi il dato sulla percentuale di quelle che hanno dovuto pagare una persone per tale compito, che si attesta al 28%, sale ad un terzo per quelle del Nord. Nelle famiglie senza anziani gravi, la percentuale scende a meno del 6%. Permane, quindi, la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale, questa scelta allocativa ricade inevitabilmente sulle famiglie che continuano a svolgere e a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità. Tuttavia, in futuro questo modello potrebbe andare in crisi, vista la dinamica socio-demografica che si è andata sviluppando nel corso degli anni. La bassa natalità e la diminuzione della dimensione delle famiglie farà venir meno la rete di assistenza di natura informale che ha caratterizzato la realtà italiana.
“L’auspicio è che la politica prenda coscienza al più presto del fatto che è opportuno rivedere il modello di welfare italiano, modificare l’organizzazione e l’allocazione delle risorse tra Sanità, Assistenza e Previdenza, poiché lo scenario appena descritto è destinato a peggiorare”, afferma Solipaca. Infatti le proiezioni per il 2028 indicano che tra gli ultra 65enni le persone non in grado di svolgere le attività quotidiane per la cura di se stessi (dal lavarsi al mangiare) saranno circa 1,6 milioni (100.000 in più rispetto a oggi), mentre quelle con problemi di autonomia (preparare i pasti, gestire le medicine e le attività domestiche etc.) arriveranno a 4,7 milioni (700 mila in più).