“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N.53 – CLASSI SPECIALI: MALVAGI E CRUDELI

Chi ha proposto di ripristinare le classi speciali per disabili nelle scuole è malvagio e crudele. Non sono accettabili giustificazioni buoniste che insistono su programmi personalizzati, così da seguire meglio i ragazzi. Le classi speciali sono ancora funzionanti nel nord Europa, in quei paesi dove si può invocare dopo i 75 anni, il suicidio assistito per «stanchezza di vita».

La nostra cultura, spesso a torto denigrata, è umana e intelligente, perché è comunitaria. Lo schema della scuola è immerso nella famiglia e nel contesto dell’ambiente. Una creatura con disabilità ha bisogno dell’ambiente dei pari. Ha una sua dignità che va rispettata, nonostante le limitazioni fisiche o intellettive. Chi li considera diversi esprime un giudizio di disvalore: sarebbero persone che non possono vivere come i loro coetanei, perché non degne.

Questa impostazione richiama la malvagità: essere soddisfatto del male procurato. Un male che ha origine nella distinzione tra sani e malati, riservando solo ai primi i vantaggi dell’apprendimento. Non tiene conto della complessità delle minorazioni che non possono essere sommate, come se due persone che hanno un braccio solo diventino autosufficienti come chi ne ha due.

Le disabilità sono molto e complesse: raggrupparle significa destinare l’intero gruppo a livelli minimi, abbassando la vivibilità. Chi ha esperienza sa bene che l’integrazione tra alunni sani e con disabilità fa bene a entrambi: chi ha autonomia si rende conto delle risorse a propria disposizione; chi ha dei limiti apprende e supera le proprie. Sicuramente occorre garantire l’equilibrio della scuola e il sostegno perché tutto si svolga in armonia.

La proposta delle classi sociali è anche crudele. Impone l’isolamento nei confronti dei ragazzi della stessa età, condannando alla solitudine chi ha problemi di salute. Anche il ragazzo dai grandi limiti ha la percezione dell’ambiente che lo circonda: riconosce chi lo rispetta e chi gli vuole bene. La solitudine è percepita come castigo.

Infine le famiglie hanno bisogno di stima, nonostante la disabilità; sono eroiche perché affrontano quasi sempre sole, le difficoltà della crescita di un figlio/a verso l’adolescenza e la giovinezza. Il problema irrisolto è che cosa avviene dopo l’età scolastica!