“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N. 23 – GUERRE E SANGUE

Assistiamo, quasi direttamente, a guerre con molti morti, prigionieri, migrazioni, dolori. L’Ucraina/Russia ed ora Israele/Palestina sono la punta di sconvolgimenti che abbracciano l’intero pianeta. Tensioni in Asia e in Africa, violenze e traffici nel sud America. Che cosa sta avvenendo?

Ogni guerra ha le sue radici e le sue motivazioni. Ma non bastano a spiegare perché contemporaneamente sono esplose le contraddizioni, con conseguenze così disastrose. Ho un pensiero che non so quanto sia valido e soprattutto quanto riesca a spiegare il momento che stiamo vivendo. La radice profonda è nella disuguaglianza altissima tra mondo occidentale e il resto del mondo. Nel nostro mondo opulento la spinta al progresso è altissima. La competizione sembra essere la radice che orienta verso obiettivi sempre più alti e raffinati. Due ambiti tra gli altri: l’industrializzazione e le comunicazioni. Il nostro mondo ha depauperato le riserve di materie prime, fino ai disastri dell’inquinamento planetario.

L’introduzione delle fonti alternative non ha decelerato la spinta a nuovi obiettivi. Sono cambiati gli strumenti, ma la tecnica continua a sfidare maggiori risultati, con l’abbondante invasione nel superfluo. I consumi della vita non i abbassano, ma si alzano, cercando nuove strade per alimentarli, sostituendo solo la materia propulsiva. Così per la comunicazione: allargata a tutti, senza alcun ritegno di verità. Ciascuno va, legge, scrive, commenta, pubblicizza, senza alcun corrispettivo di responsabilità, in una panacea di libertà che non ha alcun confronto, se non con sé stessi.

Nei paesi dove la lotta alla sopravvivenza e al benessere non ha raggiunto livelli di compensazione sociale, solo la forza garantisce potere e benessere. Da qui le guerre: dapprima tribali, poi regionali, infine comprensive di equilibri universali. Possono essere propiziate da dittature, dallo stesso popolo: la spinta rimane uguale. Raggiungere ciò che altri paesi e culture hanno ottenuto. La guerra diventa motore del desiderio di parità e di prosperità. Nel terreno economico, politico, culturale. Il vento e della materializzazione della monetizzazione è diventato uno tsunami.

Ne conseguono due indicazioni: per chi è già ricco volgere risorse naturali e umane ai beni essenziali (istruzione, salute, vivibilità); per chi non ha il minimo di dignità della vita, assicurare i beni essenziali per una sana convivenza. Non si tratta – come si dice – di una decrescita felice, ma di una saggia e umana crescita. E’ sicuramente un sogno: buono e da perseguire.