Regionali Marche: il candidato presidente Mangialardi ascolta l’agenda di Capodarco

Maurizio Mangialardi, durante la visita in Comunità

Oggi pomeriggio la Comunità di Capodarco di Fermo ha accolto, nella propria sede nazionale, la visita del candidato governatore della Regione Marche per lo schieramento di centrosinistra, Maurizio Mangialardi. Sindaco di Senigallia e presidente Anci Marche, Mangialardi ha ascoltato l’agenda e le proposte dettate dal presidente Vinicio Albanesi e dal vicepresidente Riccardo Sollini. Integrazione socio-sanitaria, domiciliarità, anziani, promozione della cultura del benessere della persona, sensibilizzazione alla questione del carcere, disagio giovanile e malattie neurodegenerative. Questi i temi affrontati. Presenti all’incontro, oltre ad operatori, responsabili dei Servizi e comunitari, anche il segretario del Pd Unione comunale di Fermo, Paolo Nicolai e la candidata Pd alla Regione, Maria Teresa Illuminati.

Don Albanesi ha illustrato al candidato la storia di Capodarco, a partire dagli inizi nel 1966, elencando gli ambiti d’azione. Nata per rispondere al problema della disabilità fisica, la Comunità nel tempo, si è misurata con i bisogni de territorio, allargando l’offerta dei servizi. Oltre alla disabilità (sia fisica che mentale), sono stati attivati mano a mano, centri per l’accoglienza di minori, ivi comprese le famiglie composte da figli con le proprie madri; di persone con problemi di dipendenza patologica e/o con malattia psichiatrica. Le forme d’intervento vanno dalla riabilitazione (tre le palestre presenti) ai centri diurni, dalle comunità residenziali ai cosiddetti “dopo di noi”.

Il presidente ha descritto poi l’agenda dei progetti in cantiere che vorrebbero dare una risposta al tema del disagio dei giovani-adulti e a quello delle patologie neurodgenerative. Nella riflessione non è mancato il dramma delle morti degli anziani nelle Rsa durante l’emergenza coronavirus. Le “Rsa, sono un habitat da rivisitare” ha commentato Albanesi, l’accoglienza dell’anziano dovrebbe prevedere nuclei  piccoli, a conduzione familiare, con personale specializzato.

Parla di una politica di “coraggio” il vicepresidente Sollini, il coraggio di porre l’attenzione alla questione socio-sanitaria “in particolare nella sinergia con il terzo settore”. Tra gli altri spunti emersi nel confronto, l’esigenza di una presenza maggiore dello Stato nei confronti del mondo carcerario: per conoscere i detenuti e le loro famiglie.