Partecipazione e qualità di vita: ecco la “carta dei servizi” per i minori

Per dare una risposta specifica alle tematiche del disagio minorile, nel 1999 la Comunità di Capodarco di Fermo, fonda l’Associazione Mondo Minore. Da una prima comunità familiare, se ne aggiunge una seconda, poi due comunità educative e una comunità alloggio per gestanti e ragazze madri. Le strutture sono affiancate dalla costituzione di una rete di famiglie affidatarie. “Mondo Minore – spiega Alessandro Vella, coordinatore dell’associazione – sin dalla nascita è impegnata in interventi improntati sulla formazione continua dei propri operatori” e la strutturazione di “un modello incentrato sulla qualità della vita”, obiettivo principale di un servizio “da sempre attento alle trasformazioni sociali e transculturali e alla valorizzazione di un’etica di responsabilità sul territorio”. 

“Le persone vogliono una vita di qualità, i servizi vogliono offrire sostegni di qualità e chi valuta i sistemi (sanità, amministrazione, utenti) pretende esiti di qualità – prosegue Vella -. Comprendere e applicare il concetto di qualità della vita è divenuto sempre più un fattore critico nel campo educativo, sanitario, sociale e familiare”.

Nell’intento costante di offrire ai propri destinatari, alle loro famiglie e agli enti pubblici interessati “criteri di trasparenza e partecipazione” nelle modalità di gestione delle attività e degli interventi offerti, l’associazione ha da poco aggiornato la propria Carta dei Servizi: strumento indispensabile per informare e consentire a tutti di valutare il continuo processo di miglioramento della qualità dei servizi erogati. Di semplice e rapida consultazione, è stata redatta in armonia con le vigenti normative esi ispira ai principi contenuti e promossi nei 50 anni di esperienza della Comunità di Capodarco, in seno alla quale Mondo Minore è nata e cresciuta, in una prospettiva ormai matura di lavoro in rete. “L’associazione – prosegue Vella – intende fornire un modello esemplare, basato su anni di ricerche e di letteratura scientifica, con strategie pratiche per orientare gli operatori nella valutazione dei programmi esistenti, nella misurazione e nella progettazione di nuovi interventi, volti a migliorare la qualità di vita percepita dalla persona accoltaLa visione è da sempre quella di ricreare spazi in cui ristrutturare la propria quotidianità e, da essa, l’idea stessa di una progettualità condivisa e possibile”.

Si lavora per realizzare uno luogo di interazioni sane e di incontro, una comunità sociale, racconta il responsabie “in grado di produrre accoglienza, condivisione e collaborazione”, capace di “vivere e respirare col territorio” e in grado di “eludere sin dall’origine, il rischio di istituzionalizzazione e marginalizzazione delle persone accolte, stimolando la crescita e la sensibilizzazione dei territori alle tematiche dell’accoglienza”. Naturalmente, tutela, cura e sviluppo della persona accolta, non possono prescindere dalla tutela, dalla cura e dalla formazione continua del personale “cui vengono delegate le funzioni vicarianti della famiglia, in un percorso professionale e umano, significativo in grado di coniugare sapientemente scienza e virtù”, conclude Vella.