Cannabis, Capodarco: “Occasione per rimettere in agenda le dipendenze”

“La legge non è perfetta, ma rappresenta un occasione, non tanto per la questione cannabis, ma per rimettere nell’agenda politica il tema delle dipendenze che negli ultimi anni non ha trovato spazio né interesse”. È questo il commento di Riccardo Sollini, responsabile della comunità Arcobaleno di Capodarco, sul testo di legge sulla legalizzazione della cannabis che in questi giorni ha acceso il dibattito politico e tra le tante associazioni impegnate sul tema. Un confronto difficile che vede già due fronti contrapposti e un iter legislativo in salita, con 1.700 emendamenti al testo approdato alla Camera per la discussione generale che di fatto hanno decretato un rinvio dei lavori a settembre. Un cammino difficile, quello del testo, mentre in Italia crescono sia “il numero di persone che afferiscono ai servizi”, spiega Sollini, sia “le difficoltà e differenze che il mondo della cura trova in termini di risorse, di personale  e di possibilità di accesso ai servizi nelle varie regioni italiane”.

Per Sollini, però, il dibattito innescato porta un po’ di luce sul tema dipendenze e droghe, un po’ troppo trascurato dall’esecutivo Renzi. “La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis – spiega Sollini – rappresenta un passo verso la regolamentazione di una sostanza che ha visto la sua crescita di diffusione di utilizzo nel panorama mondiale e su cui diventa importante iniziare a mettere le mani”. Per Sollini, quello della cannabis è un tema delicato e bisogna stare attenti a non limitare il confronto soltanto attorno al binomio droghe leggere e droghe pesanti. “Come comunità terapeutica ci occupiamo di giovani e giovanissimi – racconta Sollini – , e quindi ci troviamo a lavorare con il tema cannabis. L’attenzione su questa sostanza va posta: come tutte altre (legali e illegali) rappresenta un rischio e soprattutto, dalla nostra esperienza, può assumere un ruolo all’interno della vita di una persona. Non bisogna sottovalutare la cannabis come sostanza leggera o di meno pericolosità. La regolamentazione è un atto di dovere da parte dello stato come lo è per l’alcool e il tabacco, ma insistere sulla differenza tra sostanze pesanti e sostanze leggere è un limite che oggi non trova basi scientifiche. È più giusto parlare di uso leggero o uso pesante di tutte le sostanze”.

Per Sollini, di pari passo con il tentativo di regolamentazione, occorre focalizzare l’attenzione sul tema della dipendenza e puntare al potenziamento della prevenzione.  “Per chi come noi lavora in questo mondo sa che ciò su cui si lavora è la dipendenza – spiega -, che nelle sue specificità  ha un filo conduttore che è il ruolo che la sostanza assume nella vita di ciascuno. La maggioranza dei giovani che accogliamo sono poliassuntori, assumono diversi tipi di sostanze, in maniera indistinta (legali e illegali) compresi farmaci senza prescrizioni”. Per questo, spiega Sollini, “l’attenzione va posta sulle dipendenze e su come l’utilizzo delle differenti sostanze è sempre più un sistema di selezione della sostanza sulla base dei bisogni che si vogliono andare a soddisfare. La regolamentazione rappresenta un elemento fondamentale, ma non è l’unica risposta: bisogna rafforzare i sistemi di prevenzione (rispetto ai nuovi comportamenti) e allo stesso tempo andare ad intervenire sul mondo delle dipendenze staccandolo da scelte ideologiche rispetto a quali sostanze vanno bene e quali no, ma porre l’attenzione ad un mondo di cura che ha delle importanti peculiarità e che va difeso”. Per Sollini, infatti, “non c’è una sostanza che fa più male o meno, ma va posto il problema rispetto all’utilizzo. La letteratura scientifica ha dimostrato come qualsiasi comportamento, anche sano, può portare ad una dipendenza e ad un malessere. L’attenzione alla regolamentazione delle sostanze va di pari passo con il lavoro di cura delle dipendenze e la prevenzione”.