Una religiosità che riesce a ricomporre l’umano con il divino

Con linguaggio raffinato e anche teologico, l’Evangelista Luca racconta nel Libro degli Atti i primissimi movimenti degli Apostoli dopo la morte di Gesù. I discepoli si sono raccolti nei pressi del Tempio: si nota da subito i contrasti tra coloro che avevano creduto nel Nazzareno e i restanti abitanti di Gerusalemme. Ritorna la descrizione dei malati portati avanti i discepoli in ricordo dei miracoli di Gesù. Si sottolineano, con un po’ di enfasi, i miracoli di guarigione operati addirittura con l’ombra di Pietro.

«Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti».

Nella seconda Lettura un brano dell’Apocalisse insiste sulla divinità di Cristo: «Appena lo vidi [il Figlio d’uomo] caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».

Tu hai creduto
A fianco delle visioni e delle certezze il brano di Giovanni riporta l’incertezza della risurrezione tra i discepoli impersonati da Tommaso. Significativa la conclusione della vicenda nelle parole del Maestro: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». E’ l’incertezza della presenza di Cristo dopo la sua morte. La risurrezione va collegata alla vicenda della morte. A dimostrazione che Gesù è insieme uomo e Figlio di Dio. Un mistero profondo che sta alla radice della veridicità delle parole del Nazareno. Questa domenica è chiamata anche della “misericordia”.

Una indicazione voluta nel 2000 da Giovanni Paolo II, devoto della Santa Faustina Kowalska. La sottolineatura vuole approfondire il legame tra la morte e la risurrezione, dando senso e spessore all’agire di Cristo. Morte e risurrezione sono un unico mistero: la salvezza operata da Dio, nonostante il male personale e collettivo nel mondo. La figura e la storia di Gesù è la manifestazione dell’agire di Dio. Una presenza che afferra il male che può essere perdonato se, al male stesso, segue il pentimento del male commesso. Una verità non sempre adeguatamente riflettuta nella religiosità cristiana. Da una parte si riconoscono gli errori commessi, dall’altra la disponibilità di Dio ad accogliere il pentimento. Non si tratta di un evento marginale, ma la verità del mistero dell’uomo di fronte a Dio. Da qui una congiunzione e la separatezza tra la condizione imperfetta dell’uomo a fronte della grandezza di Dio.

Il Dio cristiano, chiamato Padre, riconosce i limiti umani; per questo motivo è disponibile all’accoglienza, nonostante gli errori. La coscienza dei limiti umani è ben presente nel pensiero di Dio. Solo per questo si dimostra misericordioso. Nei confronti delle fragilità legate ai limiti fisici, ma anche nei confronti delle condotte umane. Una sintesi che coniuga l’umano con la perfezione, nel processo della vita. E’ il cammino accompagnato della presenza di Dio. Celebre il passo del Vangelo di Matteo (5, 43): «Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto?  Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste».

E’ la proiezione della perfezione di Dio, senza trascurare errori e mancanze. Una visione grandiosa perché tiene conto della fragilità umana, coniugandola al progresso dello spirito. Una religiosità che riesce a ricomporre l’umano con il divino. Il Signore Gesù, esente dal male, prende su di sé le debolezze umane nella prospettiva della perfezione (la risurrezione).

Non mi hai consegnato alla morte

Anche il Salmo ha indicato la direzione verso la santità
«Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore
rallegriamoci in esso ed esultiamo».

27 Aprile 2025 – Anno C
Seconda domenica di Pasqua o della misericordia
(1ª Lett. At 5,12-16 – Salmo 117 (118) – 2ª Lett. Ap 1,9-11a.12-13.17-19 – Vangelo Gv 20,19-31)