Nella cultura moderna la benedizione è un rito con il quale ci si rivolge a qualcuno, chiamato Dio, con meriti che non ha, perché quel Dio delle varie religioni sarebbe una proiezione umana. I fenomeni naturali, relazionali, sociali sono spiegabili: la scienza si è posta al centro delle conoscenze umane perché nega riferimenti esterni non sperimentabili”. Inizia così la riflessione sulla “benedizione” di Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, pubblicata in “Parole spirito e vita”, semestrale del Centro editoriale dehoniano. Il documento diventa spunto per dedicare “uno dei possibili auguri” per il Natale e per il nuovo anno. “Eppure – prosegue il commento – le scienze non riescono ad arrivare al cuore del problema, perché descrivono, ma non danno ragione del mistero umano, nel quale convivono la dimensione fisica e quella spirituale; di una vita vissuta nel tempo con il desiderio dell’eternità, della finitezza sperimentata e dell’attesa dell’infinito, del male procurato e del bene desiderato. La vita è vacua se rimane ancorata al tempo e allo spazio, nella misura che nessuno conosce: può addirittura non nascere, durare poco o allungarsi per alcuni decenni e comunque terminare”.
Dopo una dissertazione sulla fede giudaico-cristiana e sul linguaggio biblico, il documento procede con un approfondimento sulla incapacità del mondo odierno (almeno quello occidentale) di saper ‘godere’ dei beni della natura. “Tutto è diventato monetizzato, i luoghi, il cibo, l’ambiente sono occasioni di vacanza, sport, sfide in un processo alla fin fine faticoso e noioso. I tempi, i modi di contemplazione sono ritmati da altri e tendono a scomparire. Persino l’eclissi di luna non è spettacolo raro, ma talmente sponsorizzato, da risultare ‘normale’. Eppure c’è da lodare ‘qualcuno o qualcosa’ per la crescita del grano, per i girasoli rivolti verso il sole”.
Ancora più misterioso è il mondo delle relazioni, scrive don Albanesi “esistono atteggiamenti che non sono naturali, ma sono frutto di benedizione” virtù che non devono essere dimenticate: “la comprensione, la sollecitudine, la benevolenza, la cortesia, la mitezza, la gratuità, la gratitudine, il perdono e la testimonianza. È quanto di buono si scopre nelle relazioni affettive, frutto di legami di sangue, di amicizia, di simpatia e di solidarietà. Viene chiamata cultura accogliente. In termini sociali, si traduce nel concetto ampio di ‘democrazia’: lo schema che permette la convivenza con la determinazione di diritti e di doveri per tutti, non solo in ambito nazionale, ma anche nelle relazioni internazionali. L’orizzonte si allarga ai problemi della Terra nella sua complessa vivibilità per le risorse utilizzate, la creatività umana di ricerca e di consumo. Non sono rari atteggiamenti oppositivi che suscitano paura, chiusura, aggressività. La storia umana è piena di slanci e di arretramenti, nella fatica di ricercare il proprio benessere e quello del proprio popolo”.
Si è benedizione “se si polarizzano mondi verso i quali spendere le proprie energie”, sommariamente riassunti in mondo della cultura e dell’arte, della scienza, imprenditoriale ed economico, sociale, politico e religioso. Ogni azione si definisce ‘di benedizione’ “se non esclude nessuno”. In una prospettiva “che tende a rendere la vita felice per tutti”. “Solo l’esperienza fa apprezzare che cosa il futuro riserva a chi ha chiesto e ottenuto aiuto. Anche nelle situazioni più difficili, la benedizione crea il miracolo. Gli esempi sono molti. Tra i più drammatici le dipendenze da droga, la malattia psichiatrica, le malattie degenerative”. Non è possibile ricostruire tutti i passaggi che hanno reso la propria vita benedizione rivela ma “sicuramente è un dono, diventa privilegio perché permette, senza merito, di essere significativi per sé e per chi incontri”. Nel suo augurio aggiunge: “la benedizione indica positività, attenzione, cura di sé e di chi è accanto. Offre significato alle proprie azioni, non toglie nulla, ma aggiunge dignità, generosità, altruismo. In fondo tutto quanto desideriamo che gli altri offrano a noi”.