Una bambina, i nuovi genitori e gli educatori: tre attori di un incontro alla Comunità Valmir

L’incontro tra una minorenne e la sua famiglia adottiva attraverso gli occhi della bambina stessa, dei futuri genitori e della Comunità che l’ha ospitata. Un racconto che parte dalla Comunità educativa Valmir, realtà legata all’Associazione Mondo Minore della Comunità di Capodarco. La struttura protetta è sorta nel giugno 2016 per dare una risposta a madri e figli minorenni vittime di violenze nonché a bambini senza genitori.

L’attrice protagonista

Proprio una di esse è la protagonista della storia descritta da Cinzia Spataro, educatrice della Comunità educativa Valmir, e che inizia dal momento in cui qualcuno suona al campanello della struttura in cui la minorenne vive. “La bambina guarda sul display e si avvicina alla porta con la sua borsetta per andare incontro ai nuovi arrivati. È vissuta da sempre in questa casa, è abituata a vedere tanti adulti passare, ha sperimentato con loro esperienze positive, ha capito che ci si può fidare. Scendiamo in cortile, è a suo agio, è la padrona del posto, gestisce lo spazio e i suoi movimenti, si muove, corre, salta, ride, sussulta al rumore di una macchina che passa, si gira verso il verso di un uccello, sì meraviglia per tutto. La meraviglia di chi scopre il mondo… e solo chi sa meravigliarsi suscita meraviglia negli altri, per questo lei è così speciale e così conquista i suoi futuri genitori. Durante la mattina ha dei momenti esclusivi di gioco con loro, alternati a momenti di coinvolgimento degli altri, bambini e mamme, a lei cari, con una capacità straordinaria di offrire gratuitamente il suo affetto e il suo sorriso. Ha cercato la figura di riferimento solo alla fine, quando era stanca, quando aveva bisogno di essere rassicurata dalla sua routine, di ritrovare il suo porto sicuro”.

La famiglia adottiva

“Arrivano visibilmente emozionati, per loro è sicuramente un giorno importante. Hanno voglia di conoscere una realtà nuova e di farsi coinvolgere dall’incontro con tante persone. Portano i dolci per tutti, giocano con tutti, fanno tante domande sulla comunità, sulle storie di vita, con un interesse autentico, non per pura curiosità. Sono pieni di buoni propositi, vogliono continuare anche un domani il rapporto con la comunità, vogliono mantenere le “buone prassi educative” che hanno permesso alla bambina di essere così autonoma e così solare. Forse non riescono a controllare una eccessiva richiesta alla bambina di contatto fisico, di baci, che esprime più un loro bisogno. Devono solo concedersi un po’ di tempo, è solo l’inizio di una storia comune e per assaporare la dolcezza dell’intimità bisogna sapere attendere ed entrare in punta di piedi”.

Educatori

Il momento dell’affido porta con se sentimenti diversi all’interno di una Comunità per minori: la tristezza del distacco fa da contraltare alla gioia per l’inizio di un percorso di speranza. A raccontarli sono gli stessi educatori della realtà di Valmir. “Io in prima persona – scrive Cinzia Spataro- che ho perso 100 volte chiavi in una mattina, Valentina, Laura e Elisa che erano con me e tutti gli altri che non c’erano fisicamente. Ognuna di noi ha incontrato la famiglia adottiva, ha sentito il bisogno di comunicare il proprio “pezzetto” di strada con la bambina. Chi vive in una comunità dovrebbe essere abituato agli arrivi alle partenze, ad accettare i cambiamenti. Eppure ogni partenza porta con sé tante sensazioni intense e ognuno di noi vive questo momento in maniera diversa e personale. Da un lato vi è la contentezza di vedere riconosciuto il sacrosanto diritto di una bambina di avere un futuro felice e stabile in una famiglia, dall’altro il dispiacere per l’interruzione di un legame che trovava la sua forza nei piccoli e preziosi gesti quotidiani. La speranza che una traccia nell’affetto dato e ricevuto rimanga per sempre deve continuare a guidare il nostro impegno quotidiano”.