Tutti i santi: un popolo in festa

La festa di oggi porta gioia e speranza. Le immagini dell’Apocalisse suscitano un clima autentico di festa. Quei centoquarantaquattromila corrispondono alla moltitudine immensa. L’autore precisa che fossero prevenienti dalle dodici tribù d’Israele, quasi a santificare l’intero popolo. Infatti il numero che li compone ha alla base il dodici. La festa era totale con partecipazione, canti, vesti candide, con le palme nelle mani.

Popolo in festa

E’ il sogno di vedere un popolo in festa, senza esclusi e senza tristezze. L’invocazione è a Dio con la formula solenne: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Come se si trattasse della scena finale del mondo. Ma la frase finale del brano indica da dove nasce tanta pace e immenso splendore: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». L’insegnamento è chiaro: la pace, la fraternità, lo splendore presuppongono sempre momenti di impegno, di dolore e di sofferenza. E’ la storia dell’umanità che non è una storia romantica, ma risponde a impegno e sacrifici anche gravosi.

Anche il salmo ritorna su questo concetto:

«Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe».

Ciò che saremo

Lettera di san Giovanni è raffinata: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro».
L’Apostolo è cosciente di non conoscere Dio; pone la speranza solo con un cuore puro, senza inganni e senza superbia.

Il Vangelo è ben noto: sono le beatitudini, nella versione di Matteo; anche Luca le riporterà con uno sguardo più misericordioso e umano. Non sempre si riesce a legare le figure dei santi con le beatitudini. Eppure esse sono le ispiratrici di vite particolari; ognuna con la sua storia e nel suo ambiente. La loro grandezza è nell’aver cercato la realizzazione di qualche virtù. Ognuno accentuando la propria indole: chi povero, chi misericordioso, chi umile, chi giusto. Nessuno le ha praticate interamente, senza cadute. Le beatitudini sono un invito: ognuno ne raccoglie qualcuna con serietà. Nella vita e nelle relazioni.

Tutti i santi si sono sentiti sempre peccatori, coscienti di non poter raggiungere la perfezione. Questa umiltà appellava alla misericordia di Dio, l’unica certezza per la salvezza. Il ricordo dei defunti, che celebreremo il 2 Novembre richiama gli affetti, i ricordi, le tenerezze, il bene e le virtù di chi ci ha lasciati. La loro presenza nel ricordo non emana tristezza, ma pace e tranquillità. Conosciamo bene la finestra della nostra vita, affidata senza che potessimo sceglierla. In quella finestra si gioca tutta la nostra esistenza. Darle senso nel bene che ci è stato trasmesso è il più gran dono di eredità che è possibile lasciare. Senza pregiudizi e presunzioni, ma nella coscienza retta di impegni seri e donativi.


1° Novembre 2025 – Anno C
Festa di tutti i santi
(1ªLett. Ap 7,2-4.9-14- Salmo 23 (24) – 2ªLett. 1Gv 3,1-3 – Vangelo)