Tutela di madri e minori: l’emergenza non deve togliere “buon umore e serenità”

Foto: Stefano Dal Pozzolo

Come affrontare al meglio l’emergenza coronavirus avendo in carico minori e madri in difficoltà? Quali sono i vantaggi e le criticità della didattica a distanza? A questo ed altro ha provato a rispondere Monia Isidori, coordinatrice della Comunità educativa Sant’Anna di Fermo che si occupa di accoglienza a medio-lungo termine di minori fino ai 14 anni e di madri in situazioni di disagio. “La struttura è stata subito chiusa rispetto all’esterno”– racconta Monia, “all’inizio limitando la frequentazione solamente ai volontari e tirocinanti universitari, successivamente in maniera più stringente permettendo l’accesso solo al personale dipendente. Questo ha comportato un aggravio nella mole di lavoro da gestire, in quanto volontari e tirocinanti risultano durante l’anno figure importantissime per permettere un’attenzione maggiormente individualizzata a tutti i bambini”.

Il limbo della D.A.D

Un compito gravoso e di responsabilità quello del personale educativo della comunità, reso ancor più difficile dalla chiusura delle scuole: “I bambini stanno affrontando l’impegno e l’organizzazione che questa nuova formula didattica impone – spiega la coordinatrice della struttura-, con l’aggravio di non disporre di pc disponibili per tutti i minori accolti, con un accavallarsi di lezioni, di educatori in rapporto uno ad uno che possano affiancarli nel collegamento, nella gestione della chat scolastica, nel controllo di come questa venga correttamente usata durante la spiegazione dell’insegnante. L’impegno da parte dell’équipe educativa è massimo – prosegue Monia Isidori -, è stato chiesto un notebook in comodato d’uso alla scuola che prontamente ce lo ha fornito, quando le lezioni si sovrappongono si ovvia con i cellulari degli operatori, ma non sempre si riesce a predisporre la condizione migliore possibile di apprendimento. Ciascuna azione è necessaria, anche se spesso non sufficiente, a ovviare al disagio che la quarantena prescrive, per cui è evidente il gran lavoro di incastro per far sì che nessuna attività salti, consci del valore per ciascun ospite del preservare spazi di vita “normale” .

Le criticità però non mancano e si ripercuotono sul territorio: “Siamo vicini a diverse famiglie monogenitoriali autonome ma fragili e bisognose di sostegno, mamme che, una volta completato il percorso di supporto genitoriale in struttura, vivono e crescono i propri figli con le loro forze; per loro è ancor più complesso adeguarsi alla didattica a distanza, sia per chi ha bisogno di continuare a lavorare non avendo figure adeguatamente preparate per affiancarli nei compiti, sia per chi può restare a casa con loro, ma non dispone per ristrettezze economiche di un computer o una stampante, o magari non padroneggia benissimo la lingua italiana per far sì che i propri figli la acquisiscano fluentemente”.

“Distanze su distanze”

La situazione d’emergenza ha comportato uno stravolgimento nella routine quotidiana dei piccoli ospiti, aggiungendo distacco a distacco in situazioni già difficili con la sospensione, tra le altre cose, degli incontri con i familiari. “Sono state sospese le attività sportive e ricreative, i laboratori, i corsi di musica e lingua, ma ancor più sospesi gli incontri coi familiari che per i minori sono momenti importanti nella loro vita comunitaria. Su disposizione del Tribunale per i Minorenni e in accordo coi Servizi Sociali affidatari abbiamo sostituito gli incontri liberi o protetti coi familiari con lunghe videochiamate, che alcuni bambini svolgono volentieri come un prezioso appuntamento settimanale mentre altri lo soffrono poiché lo strumento tecnologico limita le possibilità di espressione e di attività da poter svolgere, e per i più piccoli costituisce più che altro uno strumento per rassicurare i familiari sulle buone condizioni di salute dei figli”.

Nascondino, cucina e animaletti

Tra le difficoltà relazionali che la tecnologia comporta non mancano però gli episodi speciali.“Sono rimasta piacevolmente colpita -racconta la Isidori- dalla capacità dimostrata da un papà di una bimba accolta, che riesce a motivare la piccola di 3 anni a bellissime videochiamate, anche della durata di 40 minuti, in cui assieme giocano a modellare animaletti di pongo, a nascondino, a preparare pietanze da far assaggiare al papà, o cantano canzoncine allegre, rinforzati anche dalla mamma, anch’essa accolta in comunità, che comprendendo l’importanza per la bimba di mantenere i contatti col padre, partecipa alle videochiamate rinforzando l’attenzione logicamente labile della bimba attraverso un mezzo tecnologico”.

Bambini e mamme, reazioni diverse

“I bambini, pur se talvolta annoiati o dispiaciuti di non poter vedere i loro amici, rimangono i più capaci nel reagire a questa necessaria reclusione in casa. In questa situazione probabilmente il contesto comunitario risulta avvantaggiante, in quanto hanno sempre qualcuno per giocare e non soffrire la solitudine come capita a chi magari è figlio unico e vive in un piccolo appartamento; la comunità ha ampi spazi, tra cui un giardino e un appartamento sottostante la struttura attrezzato a spazio giochi. Abbiamo anche pensato di utilizzare questo ulteriore spazio per far sì che durante i pasti non ci sia una eccessiva e rischiosa prossimità, come avviene di consuetudine attorno alla lunga tavolata, dividendo gli ospiti in due gruppetti che fanno pranzo e cena ciascuno con un educatore in due spazi differenti”. Chi fatica maggiormente a gestire la sospensione delle attività e il necessario rallentamento che questo comporta rispetto ai loro percorsi sono le mamme accolte. Queste ultime, come racconta Monia Isidori “mostrano in generale una buona tenuta dell’umore e si attivano per far sì che il clima sia sempre adeguato e positivo all’interno della struttura, ma col passare del tempo tendono a scoraggiarsi, innervosirsi o sentirsi incastrate dalla sospensione delle udienze considerate non indispensabili presso il Tribunale dei Minorenni, degli incontri con i Servizi sociali per delineare la progressione degli obiettivi dei loro percorsi comunitari, nonché dall’arresto dell’attività lavorativa/o ricerca di occupazione che per molte non risulta solamente uno strumento di sostentamento e realizzazione, ma anche elemento di verifica nei loro percorsi di crescita. Lo sforzo quotidiano degli operatori è quello di portare la loro carica di buon umore e serenità per far sì che la vita assieme, in questo periodo ancor più vicini, sia tranquilla, rasserenante e vitale, coinvolgendo in laboratori e giochi bimbi e mamme”.