“Torniamo a una Chiesa vicina alla gente”: la speranza di don Vinicio

don Vinicio Albanesi - © Stefano Dal Pozzolo

don Vinicio Albanesi – © Stefano Dal Pozzolo

CAPODARCO – Bisogna ripensare la fede, le parrocchie, il Vaticano e la Curia, ha auspicato il presule, riprendendo le riflessioni scritte dal presidente della Comunità di Capodarco: “Le diocesi e le parrocchie devono trasformarsi da mini-monarchie a comunità”, ha aggiunto, rilevando: “Il diritto è una diaconia, un servizio; non è un’imposizione. Forse bisogna che la legge faccia quello che fa il buon samaritano”. Uno schema da rovesciare senza mezzi termini: “Prima la Chiesa, poi il diritto. La Chiesa non può essere configurata sulla falsariga del diritto”. Ancora, ha rilevato: “Papa Francesco condanna il clericalismo e sta tentando una rimodellazione del Sinodo dei vescovi. Do ragione a don Vinicio sui nunzi apostolici; anche nella mia esperienza, prima di impiegato della Santa Sede alla congregazione dei vescovi e poi come vescovo, mi rendo conto che la procedura per scegliere i vescovi fa acqua. So bene come funzionano le cose, ma su questo non dico niente. Non ne posso più di perdere il 45% del mio tempo per le questioni giuridiche, economiche, per i contratti, che dovrebbe fare il laicato”.

“Papa Francesco sta lottando e ha paura che lo mettano in una palude, quello della Curia romana, in cui qualsiasi persona affonda, anche se è il Pontefice e anche se ha coraggio”, ha osservato don Vinicio. Il problema, ha proseguito don Albanesi, “è di un meccanismo che è diventato corrotto. Quando hai 1.440 vescovi senza diocesi, questi non sono pastori ma burocrati che non hanno l’orecchio per capire la fede autentica. In Ecuador e a Pavia, a Lourdes c’è gente che ha fede autentica. Ma senza contatto con la gente, perdi la dimensione del reale”. Ritornando allo spirito delle Beatitudini, l’autore ha impiegato un anno a scrivere un volume, “travaglio che ho fatto volentieri e senza polemiche. Ho mandato questo libro al papa non con la speranza che lo legga. Mi affido a Dio e alla Provvidenza, l’occasione che Dio ti dà per fare qualcosa. Lo Spirito agisce, bisogna avere l’orecchio un po’ raffinato, ma verrà il momento della purificazione”.

Don Albanesi ha concluso che la Chiesa deve mettere mano alla questione spinosa della gestione dei soldi: “È una contraddizione violenta parlare la mattina a Messa di Provvidenza e a colazione pensare a quanto ti possano fruttare gli interessi. Questo meccansimo ti inaridisce, ti rende infertile, ti secca”.