Dopo un lungo periodo di silenzio abbiamo deciso di riprendere in mano “Lettera da Capodarco” che, fino al 2013 ha raccontato la vitalità e la forza del pensiero che quotidianamente accompagna il nostro agire, con al centro la persona. La pubblicazione che proponiamo è un semestrale con una nuova veste grafica, esplorerà le tematiche sociali più rilevanti, con un approccio attuale e riflessivo. Abbiamo scelto di accompagnare articoli a racconti per immagini, con utilizzo di fotografie e grafiche di qualità. Il desiderio è quello di creare una comunità di lettori e lettrici, interessati ad un mondo che non riguarda solo i servizi che prendono in carico la complessità del disagio umano ma riguarda tutti. Vorremmo fornire uno spazio aperto al confronto e al dialogo. I contenuti saranno disponibili in formato digitale e cartaceo, una sfida questa, che ha l’obiettivo di raggiungere un pubblico più ampio, fatto anche di quelle persone che seguono ciò che li circonda, senza necessariamente collegarsi ad internet. . L’editore è la Comunità di Capodarco. Il Comitato di Redazione è composto da professionisti ed esperti che lavorano da anni all’interno di realtà sanitarie e sociali, nella continuità di una progetto che viaggia verso il futuro ma parte da una base con fondamenta solide, il direttore responsabile resta don Vinicio Albanesi (presidente della Comunità di Capodarco di Fermo).
L’editoriale di don Albanesi:
“Nel Natale del 2026 la Comunità di Capodarco compirà il suo sessantesimo anno di vita, essendo nata alla vigilia delle festività natalizie del 1966. La scomparsa recente di don Franco (27 Maggio 2025) e di Marisa Galli (22 Maggio 2022), la giovane ragazza che spinse per l’apertura della Comunità, ci ha convinto a riaprire il dialogo, anche cartaceo, con i soci, gli amici e i simpatizzanti che pure ci hanno seguito in rete. Lo scorso 23 Agosto abbiamo ricordato, nella terrazza della Comunità, le figure di don Franco e di Marisa: la scelta della data di Agosto ha fatto riferimento al 19 di quel mese, giorno nel quale don Franco festeggiava ricordando la sua ordinazione sacerdotale. Gli anni trascorsi non hanno fatto dimenticare le origini povere e coraggiose. Molti di quei primi partecipanti (erano tredici) all’apertura nella ‘villa abbandonata’ sono scomparsi. Non siamo in grado di indicare i numeri di quanti (persone accolte, volontari, amici) sono venuti in contatto con la Comunità. Nel frattempo le attività sono continuate, con l’attenzione a non perdere le radici di quella che, allora, fu una vera e propria rivoluzione. Per la prima volta, nella storia sociale del nostro paese, le persone erano accolte senza giudizi per la loro salute fisica e mentale, per le loro fedi e per i loro sogni. L’orizzonte era ampio, superando i confini nazionali, con uno sguardo orientato alla costruzione di una civiltà umana e fraterna. Un impegno che, nel tempo, ha dovuto affrontare i cambiamenti legislativi, sociali ed economici che la politica, l’organizzazione sociale e la sensibilità hanno imposto. Con coraggio continuiamo il nostro impegno. La difficoltà maggiore è combattere l’abbandono di quanti non sono sufficientemente ricchi, sani, giovani e celebri. La nostra esperienza dice che è la vita a prevalere sulla morte, l’affettività sull’intelligenza, la comunità sulla solitudine. Non si tratta di doveri, ma di orizzonti degni di un mondo che ha il privilegio, almeno per noi, di offrire risorse economiche, rispetto reciproco, cura della persona, libertà di pensiero e di azione. Il contributo che possiamo offrire per la costruzione della pace è continuare nella nostra opera. Non avendo strumenti per porre rimedio alle immense disuguaglianze e sofferenze, offriamo l’esperienza positiva che supera gravi problemi di salute, di isolamento e di disprezzo. E’ il modello che non toglie nulla ma, con meraviglia, arricchisce.”
Lettera da CAPODARCO n. 0 – Scarica il formato PDF
INDICE DEI TEMI TRATTATI:
