“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N.4 – VIOLENZE

Le notizie di violenza, riportate in rete e su carta, danno la sensazione – più probabilmente la verità – di un imbarbarimento della convivenza. Sparatorie, aggressioni, delitti, femminicidi si susseguono destando angoscia e, per alcuni versi, paura. I fatti di sangue sono sempre esistiti, ma l’accentuazione su dettagli e sulle quantità si sono ingranditi. L’impressione è duplice: la vita vale molto poco, la rabbia e l’aggressività è aumentata. Qualcuno attribuisce al covid un tale aumento della ferocia. Forse è così. Resta da esaminare il clima generale che la cultura post-moderna sta suggerendo alla nostra convivenza.

Impressionano tre particolarità: il clima familiare, l’età giovane di chi commette delitti e la pochezza dei motivi che spingono alla violenza. Gli avvocati difensori degli imputati appellano, in presenza di evidenze, all’infermità (o seminfermità) di chi ha commesso efferati delitti. Padri e madri contro figli o il contrario figli, contro genitori, coniugi, minori danno la sensazione di essere mostri. Probabilmente c’è connessione tra la devastazione dell’ambiente e la crudeltà tra le persone. E’ una tesi che non è stata studiata, ma nemmeno pensata.

Se la natura, improvvisamente, procura catastrofi (venti, mareggiate, piogge, siccità), forse, in ambito umano, sta avvenendo la stessa catastrofe inspiegabile apparentemente. La risposta potrebbe essere nell’aver forzato la natura, sia nell’ambiente, che nei rapporti umani. Alla base di tale ipotesi due osservazioni. La prima si riferisce alla non curanza di quanto l’umanità, con la non gestione delle risorse, sta procurando all’equilibrio ambientale. Tale non curanza riverbera nelle relazioni umane. In secondo luogo, la vita vale poco in rapporto all’io, solitario e disperato, che non considera l’altrui vita come dono prezioso: da qui la facilità nel commettere delitti.

Attese, aspettative, rancori, odio si mescolano nella mente solitaria che aggredisce, diventata crudele senza pentimenti, perché il cuore della propria azione non si espande a chi è accanto, ma rimane fisso nella propria mente e quindi alla volontà aggressiva di azione. Una logica di tali comportamenti si evidenzia nell’esigere i diritti. Ogni pensiero e desiderio, lentamente, diventa diritto. Chi lo esige è il più forte; ha strumenti per renderlo pubblico: l’aspirazione singola diventa diritto dovuto.

La pubblica amministrazione, che non ha riferimenti etici condivisi, diventando l’opinione pubblica forte, legifera. Quasi sempre con il marchio della modernità. Come se essere moderni autentica il progresso. In regime di libertà è difficile discriminare tra progresso e regresso: costi e benefici spesso non sono considerati ugualmente. Soprattutto da chi esercita potere, sia di genere, che di censo. Si guarda al passato considerando gli errori commessi, dimenticando i benefici che si godono nel presente e non prevedendo errori possibili per il futuro.

Nella coscienza singola, unico criterio universalmente riconosciuto, si fanno le sintesi. Molto spesso contraddittorie, ma non evitabili, perché non si può rinunciare a ciò che si ritiene giusto.  

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SENZA CONSERVANTI
La rubrica del Giovedì di Vinicio Albanesi