Per chi vive lontano dalle decisioni delle vicende sociali, economiche e politiche del mondo, è difficile comprendere che cosa stia avvenendo in questi quasi tre decenni del nuovo secolo. Si parlava di un periodo di transito. In realtà alcuni episodi sono chiari: guerre con migliaia di morti; dazi imposti; governi traballanti; rissosità; omicidi e truffe dicono che è in atto un cambiamento. Le stesse informazioni sono da assumere con prudenza, documentandosi sull’autorevolezza di chi le propone.
Non è puerile riassumere la tendenza prevalente. Può essere indicata nel voler essere “primi”. Le guerre in Palestina e in Ucraina, nel Sudan, in Siria dimostrano, con decine di migliaia di morti, che le parti offrono ragioni proprie per non arrivare nemmeno all’armistizio. I dazi imposti dalla nuova dirigenza degli Stati Uniti coinvolgono le tre grandi potenze che credono di poter prevalere sulle altre due. La finanza internazionale chiede tranquillità solo per godere dei risultati per i fondi di investimento. I partiti sono preoccupati per diventare primi per consenso, anche se uniti in grandi blocchi: da qui continue guerriglie, molto spesso inutili e pretestuose, dimenticando i gravi problemi che affiggono le popolazioni.
In famiglia lo strapotere patriarcale giustifica sopraffazioni e violenze fino agli omicidi contro donne e figli. Il tutto appellando alla giustizia, all’orgoglio, alla riuscita delle proprie ragioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: prezzi alle stelle, inflazione galoppante, insicurezza nella vita sociale, aumento delle disuguaglianze e della povertà, precarietà nelle relazioni, non rispetto per le istituzioni. Un impazzimento singolare e collettivo, alimentato da chi ha potere.
I risultati sono unanimi: non il bene comune, ma ciò che si ritiene possa confermare la vittoria. Il dramma consiste nel non vedere la luce a favore di un ambiente virtuoso, rispettoso, solidale. Penserà la storia ad abbattere il clima del proprio egoismo. Dopo il Covid, la speranza era per una convivenza socievole e pacifica. La pandemia è trascorsa e dimenticata, senza lasciare insegnamenti: anzi anche nella spiegazione del virus si sono accese convinzioni personali del pro e contro i vaccini.
Il desiderio di essere primi sempre e comunque ha allontanato l’ascolto e il dialogo. La domanda grave è se siamo all’inizio della fine della civiltà occidentale. Forse, a meno che le coscienze personali non reagiscano contro il clima che ha prodotto solo danni.