“Senza conservanti”, la rubrica di Vinicio Albanesi. N.98 – GIUSEPPINA (Nome di fantasia)

Mi ha aspettato dopo le 20.30 perché potessi  vedere  il tg delle 20. In poco tempo mi racconta la sua vita. Una malattia rara che, lentamente, le ha impedito di  camminare, di essere autonoma anche nell’uso delle braccia.

La difficoltà maggiore è il non funzionamento dei polmoni. Ha una macchina, giorno e notte, che le permette di sopravvivere. La sua autonomia, senza respiratore, sarebbe di 30/40 minuti. Una malattia rara che ha scoperto da grande. La seguono da Napoli dove si ricovera ogni sei mesi.

Racconta dei suoi genitori con il padre e la madre morti. Una sorella con il marito cieco. Si è sposata, ma, dopo poco tempo, il marito, per un male al pancreas è morto. Si è laureata; abita in una casa che presto sarà messa all’asta, perché non ha risorse per pagare il mutuo.

Racconta la sua vita, senza commuoversi, nella catena di mali che l’affliggono. E’ venuta in comunità perché non vuol finire in un centro per anziani, la sola  struttura che la sua Regione potrebbe offrirle. Ascolto in silenzio: il vero problema è che le Regioni non permettono Centri riabilitativi fuori Regione. L’incertezza è sull’ottenimento di una vita dignitosa (per quel che le resta). Prima di andarsene mi chiede quanta percentuale di speranza può avere per essere accolta.

Non sapendo indicare la percentuale di possibilità, le rispondo con una frase generica: ci penserà la Provvidenza. Mi saluta perché la risposta le è piaciuta, essendo una donna credente. Ho ripensato a quell’incontro non cercato. Per la prima volta ho vissuto un senso di angoscia: non  per i mali che affliggono Giuseppina, ma per la voglia di vivere dignitosamente di Giuseppina,  in condizioni di salute gravi e incerte.

C’è chi alza le mani per voler morire; c’è invece chi, fino all’ultimo istante, vuol vivere dignitosamente. In 50 anni di comunità nessuno mi ha mai chiesto di  morire, anche a fronte di malattia degenerative progressive, senza speranza di guarigione.

In condizioni di affetto e di  vicinanza la vita è più forte della morte.