Sono in atto, in queste settimane, le trattative per la pace in Ucraina, a Gaza e in Siria. Le notizie variano di giorno in giorno; né sappiamo quanto siano vere.
I rapporti pubblicati sono, per lo più ipotetici, non conoscendo in profondità l’andamento delle trattative. Pur con le dovute distinzioni, è evidente che la pace è suggerita dai vincitori. Come è sempre avvenuto per far terminare le guerre.
Le soluzioni saranno accompagnate da un racconto che stravolge la verità: chi è padrone, chi è usurpatore, chi è aggressore, chi invece vittima, perseguitato. Né è facile avere un’idea esatta dove potrebbe porsi una “pace giusta”, invocata da tutti, in realtà concepita in maniera egoistica e, spesso, colonialista. D’altra parte, la guerra è il risultato di un atteggiamento aggressivo e monopolista che la nostra cultura respira e alimenta anche in situazioni di normalità.
L’idea centrale è tutelare i “propri interessi”, senza aggiungere né regole, né limiti. Per raggiungere i risultati sperati si arriva a distorcere la verità. Non quella narrata nei libri di storia, ma il racconto sotto gli occhi di tutti. Il metodo è sempre lo stesso: denigrare il nemico, dimenticando la realtà delle cose. Si appella alla libertà, senza dire per chi e a quali condizioni. Nel frattempo, si insinuano dubbi, giudizi, vere e proprie falsità. Tutto è concesso per risultare liberatori. E’ grave nel presente perché gli strumenti di informazione sono planetari. Nemmeno un alto senso critico riesce a districarsi nelle notizie che si sovrappongono.
Non resta che ricorrere alla propria onestà che si fonda e si alimenta non tradendo i principi ai quali una corretta coscienza fa riferimento. Magra consolazione perché, nel frattempo, migliaia di vittime innocenti pagano il prezzo in miseria, in lutti e in morti. Qualcuno dice che così è la storia di sempre, a iniziare da Abele e Caino.
Non siamo chiamati ad essere i padroni del mondo: possiamo solo essere coerenti con la propria dignità, anche se i giudizi potrebbero risultare sbagliati. Chi può raccontare verità in vicende complesse da fattori economici, culturali, religiosi, in luoghi lontani e sconosciuti?