“Senza conservanti”, la rubrica di Vinicio Albanesi. N.94 – CARNEVALE E QUARESIMA

Il carnevale nasce quando la Quaresima (40 giorni di digiuno e astinenza) si afferma definitivamente nel Medioevo in ambiente cristiano, prima della Pasqua. Era un tempo serio fatto di digiuni, di penitenza, di opere di carità. Il rito classico è spargere la cenere delle palme della Pasqua trascorsa, con le parole lugubri: “ricordati che sei polvere in povere ritornerai”.  Anche i mussulmani hanno il loro tempo di penitenza con il Ramadan.

Prima che inizi il tempo di penitenza, sempre nel Medioevo, si inventa il giorno delle pazzie: feste, travestimenti, bagordi, gare, anticipato dal Giovedì grasso. Ad oggi è rimasto il carnevale. Più per i bimbi che per gli adulti, anche se quest’ultimi partecipano da genitori, insegnanti, pubbliche autorità, popolo. Fanfare, carri, maschere, musiche, vestiti. Possono fare gioia e anche tristezza. Quest’ultimo sentimento sembra prevalere. La vita è enormemente un travestimento: in pubblico, in privato, a scuola, negli ospedali, nella vita pubblica.

Nulla è uguale tra vita privata e apparenze. Prevalgono quest’ultime per dimostrare gli impegni. I medici, i preti, gli infermieri, i poliziotti, gli avvocati, i giudici, i netturbini, i muratori, gli elettricisti, hanno tutti una divisa: indicano a che cosa servono. In casa o fuori dalle funzioni ognuno è quel che è. Pezzi di carnevale esistono già nel quotidiano. La festa esalta gli aspetti quotidiani: a volte ricorrendo alla storia, a volte esasperando la vita. Per esaltarlo o per insultarlo, anche se prevale quasi sempre il clima della festa. E’ un rito civile, aggiornato e sentito: è sufficiente poco per rallegrare grandi e piccini. Raggrupparsi, musica, coriandoli. Si investono tempo e fantasia: non sempre riescono bene.

La Quaresima è invece scomparsa, sotterrata da altre liturgie per le cure del corpo, dei capelli, dei vestiti, del cibo, del digiuno, delle vacanze intelligenti, delle crociere, della vita di sopravvivenza. Forme di penitenza aggiornate ed esaltate. Ogni epoca ha i suoi gusti e costumi: esagerarli ha senso se aumenta il senso critico, altrimenti lasciano il tempo che trovano. Sicuramente la vita offre apparenze e sostanza: il tempo inesorabile traccia lo spartiacque tra ciò che è serio e quanto è volubile. Il rischio è di voler rimanere sempre bambini, anche se non possibile.