“Senza conservanti”, la rubrica di Vinicio Albanesi. N.93 – PAROLE SGUAIATE

Di fronte ai grandi problemi che in questo ultimo decennio stiamo vivendo, la risposta è purtroppo solo parole, spesso sguaiate. Inversamente utili alla drammaticità. Nel pieno sviluppo del benessere del mondo occidentale, non si scopre una linea culturale, sociale, politica degna di futuro.

Prevalgono affermazioni, indizi accenni a un futuro che prevede ricchezza, frammista a scorrettezze e cinismo. Vale per le guerre in atto in Ucraina e in Palestina; vale anche per i problemi importanti di politica interna. Si ascoltano dichiarazioni a mezza bocca, contraddittorie o addirittura senza senso. Con l’aggravante che i commenti seguono la stessa strada.

Assistiamo a giorni e giorni in cui nessuno riesce ad affrontare i grandi e piccoli problemi degli equilibri mondiali e nazionali. Di fronte alle difficoltà si offre o il silenzio oppure narrazioni entusiastiche, pizzicando da piccoli spiragli positivi. Impressiona la povertà di riflessioni che, in fin di conto, rivela mancanza di serietà, a fronte dei grandi nodi che il tempo propone. Uno smarrimento grave perché il rifugio è nella radicalità della speranza che qualcuno risolva il problema.

La mancanza di orientamenti è gravissima perché rivela il non senso del presente e del futuro. Il benessere occidentale è difeso a denti stretti, indicando problematiche che sono concausa e non la causa dell’incertezza: si pensi al grande problema dell’immigrazione.

A fronte dell’invecchiamento della popolazione nessuna politica è indicata: si preferisce chiudersi nel recinto dell’esistente invocando confini, muri, espulsioni. Così vale per gli squilibri dell’ambiente: una cecità che porterà presto all’estinzione o a catastrofi da cui è difficile difendersi perché hanno radici lontane. Lo smarrimento deriva dalla mancanza della lettura critica dei fenomeni. Si vive dell’eterno presente non correggendo, non cercando alternative, non pensando al futuro. A fronte di un domani incerto, la soluzione rapida è di non fare figli, non capendo che il problema si porrà drammatico nell’invecchiamento, quando nessuno aiuterà chi non è in grado di essere attivo.

La tristezza invade perché prevale il vuoto. Probabilmente perché l’inversione di scelte di tendenze esigerebbe cambi di stili e di attese. Fortunato chi si pone il problema, attuando soluzioni prima che il dramma prevalga.