In questi giorni la preoccupazione per la salute del Papa è diffusa. Ricoverato all’Ospedale Gemelli di Roma ha problemi respiratori importanti. Egli è pieno di speranza e di volontà di vivere. Ne siamo felici perché la sua figura è necessaria. Proveniente da una famiglia di immigrati, ha vissuto in terre lontane. Non ha perduto la sua pastorale di Vescovo di Buenos Aires. Improntato alla vicinanza dei problemi del popolo, ha saputo miscelare la fede nel Vangelo con i problemi dell’umanità.
Ha tentato di avviare la riforma della Chiesa: ha trovato difficoltà nelle impostazioni classiche di una Chiesa che non ha ancora metabolizzato i cambiamenti del mondo, soprattutto di quello occidentale. I suoi gesti, piccoli e grandi, hanno voluto inculcare fedeltà evangelica con una religiosità totale della condizione umana. E’ forse questo il lato centrale di insegnamento perché ha voluto sottolineare che la fede inonda tutto il vivere umano: personale e collettivo, materiale e spirituale. Una visione che sembra ovvia ma che si scontra con una concezione della fede sganciata dalla vita reale delle persone.
Lo hanno criticato con argomenti meschini: non è teologico, è troppo misericordioso, non ha sufficiente spessore dottrinario. Il suo linguaggio ha creato riserve e opposizioni. Le osservazioni derivano dalla concezione separatista e culturale della fede cristiana: un insieme di insegnamenti sorretti dall’autorità massima che detta leggi e limiti.
Papa Bergoglio è tornato al Vangelo: il sentire delle persone nei loro effettivi moti dell’anima e della vita. I temi della misericordia e della speranza sono i capisaldi di una Chiesa immersa nelle vicende terrene che si ispira agli insegnamenti di Gesù. Un accompagnare la fede delle persone, considerando tempi e luoghi della scoperta di Dio. Tutto ciò ha disturbato la visione di chi, ritenendosi maestro, non accettava distinzioni e pazienza.
Eppure il Vangelo è una proposta: non obbligo e legge. E’ Dio che emana giudizi e verità. Ai cristiani spetta annunciarlo con tolleranza, non sostituendosi a chi, solo, ha il potere di giudicare. Negli sconvolgimenti del mondo, in termini economici, culturali, politici egli ha avuto sempre l’attenzione al modo di porsi del Signore Gesù: cercando indicazioni, con pazienza e tolleranza. In questo diverso approccio alla fede e alla sequela si definiscono le fratture di chi gli è ostile, anche all’interno della Chiesa.
Che viva a lungo perché ne abbiamo bisogno.