Con questa formula si attuano decisioni da parte dei governanti per giustificare un’azione illecita secondo il diritto nazionale o internazionale, a tutela della sopravvivenza e della sicurezza dello Stato. Anche recentemente è stata invocata la formula per lasciar libero un torturatore, condannato dalla Corte internazionale dell’Aia per delitti contro i migranti nel proprio paese.
La procedura è stata molto criticata. Due circostanze colpiscono la vicenda. La prima è l’assoluta libertà di invocare la formula, senza alcun tipo di controllo. Una specie di formula magica di chi governa, senza controlli e giustificazioni. La seconda circostanza riguarda i destinatari di azioni liberatorie nei confronti di personaggi o governi “importanti” che garantiscono il trattenimento. Così per la Turchia, per la Libia, per la Tunisia e per altre paesi del mondo.
Si ripete purtroppo il gioco dei forti contro i deboli. Nel caso citato sono lasciati a se stessi i migranti in cerca di una vita migliore, lasciati marcire in prigioni immonde, torturati, violentati, a volte uccisi e si premia chi è causa di tutto questo, garantendo uno Stato terzo. Un comportamento moralmente inaccettabile.
Non si riesce o non si vuole gestire il flusso di migranti: lo Stato stipula un patto con governi disposti a trattenere migranti perché non raggiungano i propri confini, a fronte di un prezzo. Non con un patto legale, con rispetto dei diritti: l’importante è che i migranti non giungano nel proprio territorio. Che cosa avvenga nei territori di partenza non fa parte dell’intesa. E’ una procedura ormai sdoganata, nel silenzio totale, purché si raggiunga il risultato. E’ vero oramai in tutto il mondo. Campi di accoglienza che costringono milioni di persone a sopravvivere nel disagio e nella precarietà.
In questo quadro parlare di leggi e di patti non è consentito. Sono accordi di comodo con chi paga il vero “prezzo” della povertà e della sicurezza. Si stima che siano milioni le persone rifugiate. Le organizzazioni umanitarie facenti capo all’Onu non interferiscono sulle politiche migratorie: si limitano a offrire assistenza nelle tendopoli. Una vergogna che non esprime lo stato di diritto, ma semplicemente la sicurezza dei tutelati.