Fanno impressione le notizie delle guerre di Ucraina, di Gaza e recentemente della Siria. Ogni guerra porta infinite sofferenze di morti, di ferite, di esilio e di emigrazione. Senza contare le guerre dimenticate chiamate regionali, tra tribù, regioni, fedi diverse. Come se fossero meno crudeli. Sembra che nulla possa impedirle: la storia è connotata da guerre infinite tra Stati e città, contro minoranze, per la difesa dei confini o solamente per il potere.
Si assiste inermi agli scoppi della guerra, non potendo fare nulla. Si invoca la pace, si celebra la bellezza della convivenza, ma i governanti sono intoccabili per anni e per decenni. Si appella al consenso dove è possibile. Recentemente sono emersi molti strumenti infidi per orientare i consensi. Con l’aggravante che i governanti sono tutti autotutelati: o per legge o per la forza bruta delle repressioni e della dittatura. Una impotenza che può portare al disinteresse per la gestione del bene comune, con la convinzione che tutto può succedere sulla pelle dei cittadini, dei migranti, dei vicini, di chiunque.
Un tempo erano i re o i feudatari a dettare legge. La situazione oggi è complicata perché, a fronte di una democrazia annunciata, entrano in gioco interessi economici e finanziari, fino a condizionare le scelte politiche. Forse verrà un giorno quando le regole di governo saranno diverse: più partecipazione, meno inganni; espressioni sincere e stabili di quanto si propone alla vita civile. L’unico orizzonte possibile è la convinzione profonda di volere il bene comune.
Non a parole, cambiando progetti quasi costantemente, ma nell’onestà di coinvolgere le persone, con la capacità di esaminare i propri errori, sotto la supervisione di qualcuno che li faccia rilevare. Una specie di Istituto permanente della Cassazione in perenne movimento, saltando raggiri e inutilità. Qualcuno appella alla cosiddetta democrazia diretta: nemmeno tale forma garantisce contro le emotività, i pregiudizi e anche gli errori.
Nella storia umana, eccetto per piccoli gruppi, si è trovata la formula magica della decisione affidata ai capofamiglia. E’ possibile solo in contesti dove tutti si conoscono. Nemmeno i governati religiosi hanno agito sempre per il bene comune: si pensi alle vicende dello Stato pontificio o dei recenti califfati. Una specie di maledizione, ma anche di atto penitenziale che costringe a vivere una vita imperfetta: da combattere. Ha significato l’indicazione evangelica che oltre Dio, chiede l’amore e il rispetto verso tutti. Il prossimo, letteralmente è chi sta accanto: senza distinzioni e riserve. Se non lo si ama, almeno lo si rispetti.