“Senza conservanti”, la rubrica di Vinicio Albanesi. N.82 – MUSICA E VITA

Il 1° Dicembre di quest’anno è stato dato l’annuncio sul Tg1 del Festival di Sanremo 2025: cinque serate dall’11 al 15 febbraio, dalle ore 20:40 fino a notte inoltrata, sulla rete ammiraglia. Cinque giorni per ascoltare i 30 big selezionati, più una sezione per le “nuove proposte”. Nel 2024 gli ascoltatori furono una media di oltre 11 milioni di telespettatori, con uno share che superava il 65% degli ascolti.

Da lì partiranno motivetti che inonderanno l’estate e segneranno (non sempre) le nuove star della canzone. In quei giorni potrà succedere di tutto in Italia e nel mondo, ma l’informazione avrà nelle prime pagine dei giornali e dei tg i commenti e i retroscena di tutto il mondo della canzone, vecchia e nuova. Come si dice in gergo, una formula azzeccata, se si celebra la 75ª edizione del festival. Potrà succedere di tutto, dalla guerra alle pestilenze, ma sapremo ogni cosa di Sanremo e di ciò che lo circonda.

Si dice che è una necessaria parentesi perché la musica è allegria, senso della vita e sollievo dal quotidiano. In realtà si è ridotto a un ulteriore business (l’anno scorso 180 milioni) di cui godono, in parti diverse, gli attori, gli artisti, la città e chiunque, in qualche, sia partecipe. La riflessione seria è che ogni distrazione (artistica e no) è utile a superare i problemi della vita quotidiana: divagazione, sospensione, riluttanza ai pensieri di tutti i giorni. Si spegneranno le luci e altre si accenderanno.

Non si tratta di essere stoici o flagellanti: occorrerebbe misura. Proporzione che non esiste più: per il calcio, per il tennis, per lo sci, per i romanzi, per le soap. Eppure ne abbiamo di problemi irrisolti. La resistenza sembra scomparsa: l’orizzonte è un eterno zoo, nel quale è riprodotta una realtà che tale non è. I Sindaci si preoccupano che le piazze siano piene: una piattaforma di ghiaccio, le luminarie, una fiera cittadina non si nega a nessuno. Eppure nascono meno bimbi, le inondazioni non danno tregua, gli anziani vivono e muoiono soli.

Una civiltà ferma all’adolescenza, spensierata e gioiosa, nonostante l’orizzonte non sia proprio roseo. Sembra che non preoccupi il guardare avanti nella nebbia, nella noia o peggio ancora nella paura. La musica leggera potrebbe arrivare solo se fossero risolti i problemi cruciali della sopravvivenza; meglio non pensarci: godiamo di quel poco che passa il convento.