Spesso si incontrano persone che non guardano chi è a loro accanto e pensano solo a se stessi. Da qui giudizi negativi nei loro confronti, tacciandoli di egoismo, di alterigia e, in alcuni casi, di crudeltà. Dopo molti anni vissuti con persone bisognose di aiuto e di cure ho compreso che non si tratta di egoismo o di alterigia, ma di pura sopravvivenza. Un meccanismo che colpisce tutti, anche se validi e autonomi. Con attenzione alla propria vita si scopre che un problema serio, o giudicato tale, assorbe ogni energia e ogni attenzione. Anche se esteriormente continua una vita di relazione normale, in verità quel problema assorbe le proprie energie fino a far dimenticare tutto il resto della vita altrui.
E’ una scoperta che stravolge comportamenti e giudizi. Portandola all’esasperazione si potrebbe dire che avere relazioni umane, nel senso di solidarietà e di vicinanza, è possibile solo per chi vive serenamente. Vale per la vita privata ma anche per quella pubblica. Le paure, gli odi, la lettura stravolta dei fatti hanno la radice profonda nella spinta della sopravvivenza. Può essere esagerata e infondata, ma ne è esente chi vive serenamente, non dovendo sopravvivere. Non è una giustificazione, ma un meccanismo che scatta per ogni essere ragionevole che pensa al proprio futuro. Non so se tale teoria può essere applicata anche ai delitti e agli avvenimenti crudeli. Lo stesso odio, l’aggressività, la violenza costituiscono la radice ultima di comportamenti mettono i discussione la propria sicurezza.
La stessa sopravvivenza può essere falsata: la solitudine, l’incertezza economica, la condizione di abbandono sono emozioni non catalogabili per quantità, ma per qualità. Ciascuno le vive secondo la propria storia. Per superare l’ansia di sopravvivenza occorre calcolare ciò che ciascuno ha e ciò che gli manca. Solo così è possibile sottrarsi al proprio sé. Non saprei rispondere al perché della differenza tra persone che hanno condizioni simili di precarietà, ma reagiscono in maniera diversa; queste ultime guardano alle alternative, senza rinchiudersi nella propria storia. Caratteri, risorse nascoste, visione della vita, ambiente sociale? Credo che nessun scienziato possa descrivere sentimenti e reazioni adeguate all’istinto della sopravvivenza. Figurarsi per chi vive normalmente.