Spesso ci si chiede come mai la nostra società sia diventata così individualista e solitaria, accompagnata da aggressività nel mondo economico, sociale, familiare, a differenza di qualche decennio trascorso quando la solidarietà e il senso di gruppo erano condivisi. Le risposte non sono convincenti perché nessuno riesce a scoprire il sorgere di tale situazione. Forse la nascita di questa condizione è da cercare nel passato, nemmeno vicino. Tra la fine del ‘600 e il ‘700 inizia nel mondo occidentale europeo la riflessione filosofica che sottolinea l’attenzione alla persona. Più esplicitamente sull’”io”.
Se Cartesio, con la sua affermazione “io penso, quindi sono” aveva anticipato l’interesse sul soggetto pensante, una serie di filosofi tedeschi approfondiranno quella affermazione. Il più celebre dei filosofi che elabora quella impostazione è Immanuel Kant. Il filosofo tedesco (1724-1804), professore di università, contribuirà alla nascita dell’Illuminismo, una corrente di pensiero che sottolinea la funzione esclusiva di ogni conoscenza dovuta alla ragione. Per Kant studiare le cose in sé non ha alcun senso. E’ la nostra ragione che offre il senso alle cose, avendo il nostro cervello una serie di sintesi che funzionano da filtro. Parlerà di categorie tra le quali la quantità, la qualità, la relazione, la modalità. Il tutto immerso nel tempo e nello spazio. Senza addentrarsi nei meandri delle sue elaborazioni, la tesi è semplice: l’individuo dà il senso alle cose, le giudica, le critica e le approva. In Francia il pensiero si tramuterà nella libertà, uguaglianza e fraternità che la Rivoluzione francese ha imposto. In quel caso l’unico riferimento della condotta è la legge, voluta e creata dal popolo, senza ingerenze di altre autorità quali la Chiesa, la Monarchia, l’Etica.
Tornando a noi le obiezioni sono due. La prima: “l’io pensante” non nasce dal nulla. E’ frutto delle condizioni in cui questa soggettività si è formata, grazie alla famiglia, all’ambiente, alla condizione economica, agli studi e alle amicizie. Inoltre, a fronte delle vicende della vita ognuno ha la libertà di scegliere. Una libertà non assoluta, ma, ancora una volta condizionata dalla propria vita. “L’io pensante” non è assoluto, ma deve immergersi nel tempo con la libertà di scegliere ciò che è bene e ciò che è male.