“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N.74 – FEROCIA E CRUDELTÀ

Il 7 Ottobre è la data di ricorrenza dell’inizio della guerra in Palestina un anno fa. Le immagini dell’assalto dei miliziani di Hamas contro i kibbutz israeliani ai confini da nord e da sud della zona di Gaza sono state rese pubbliche in un servizio televisivo di tre quarti d’ora (La7), accompagnato da una voce femminile per descrivere i luoghi, i morti (1.200) e i prigionieri (251). Le immagini sono impressionanti perché dimostrano ferocia e crudeltà. Non è stata una rappresaglia dopo un conflitto tra eserciti, ma una carneficina improvvisa, senza pietà.

Il giorno dopo l’esercito di Israele inizierà il bombardamento senza soste su Gaza, non risparmiando nessuno: uomini, donne, bambini: moriranno in decine di migliaia. Anche qui ferocia e crudeltà con l’obiettivo di sterminare Hamas, ricorrendo a omicidi mirati ai capi e l’esplosione di ignare persone con cerca persone e walkie talkye. Sono state date molte spiegazioni per comprendere il significato della guerra, con due grandi filoni di pensiero: la liberazione della Palestina dall’oppressore sionista; il diritto di Israele di esistere.

Nessuna spiegazione per la ferocia e la crudeltà di questa guerra. La diplomazia non ha raggiunto risultati significativi, eccetto lo scambio di prigionieri. La guerra continua in Libano senza soluzione di sorta. E’ un momento di chiara difficoltà nello scacchiere mondiale. Ogni paese, pur aggregandosi alle varie organizzazioni umanitarie, pensa ai propri interessi e ai propri tornaconti. Avviene con le guerre, con lo sfruttamento delle risorse naturali, con il colonialismo, con la difesa dei confini, con le limitazioni delle libertà e della giustizia: campagne elettorali con aggressioni e volgarità.

Il desiderio di sviluppo è male interpretato e, cosa peggiore, parte delle popolazioni approva il metodo violento alla ricerca di sicurezza e di sviluppo. Le vittime non hanno voce: muoiono, emigrano, subiscono in silenzio, impaurite dalla repressione. Le voci che invocano pace e fratellanza rimangono inascoltate, senza prospettive di cambiamenti significativi. La vera speranza è che la razionalità umana possa portare alla convivenza fraterna, con la quale le disuguaglianze sono superate e un clima prospero e fiduciario possa prevalere. A ogni singolo spetta di operare con saggezza, tolleranza, lungimiranza. E’ un sogno, ma anche un impegno.