Con l’esplosione delle guerre in Ucraina e in Palestina si invoca sempre più l’organizzazione planetaria dell’ONU. Di fatto vi partecipano quasi tutti i paesi del mondo. Creata nel dopo guerra, l’organizzazione è preposta a garantire la pace e la prosperità. Tutti la invocano, anche se la sua azione come pacificatrice è scarsa e si riduce spesso a dichiarazioni che “auspicano”.
Il mondo è ancora separato da due grandi blocchi, con l’impostazione sociale ed economica prevalente dell’Occidente. E’ presente una seconda parte dell’umanità che non è più disposta ad accogliere la supremazia esistente. Oltre all’ovest si fa sentire la forza dell’est, ma anche dei paesi arabi e dell’Asia, rimanendo ancora segregata l’Africa. E’ sicuramente urgente una modifica degli attuali equilibri.
Il limite più evidente è l’interesse che i maggiori paesi tutelano per sé stessi, al di là delle dichiarazioni e degli inviti. L’ONU ha ancora valore per le Agenzie che si occupano di immigrati, di lotta alla fame, di tutela della salute e dei beni storici. Eppure, nella globalizzazione mondiale, un luogo dove confrontarsi per dirigere il futuro e orientare lo sviluppo con meno disuguaglianze è urgente.
Attendersi il cambiamento dall’interno dell’Organizzazione è utopico. La speranza deriva dalla coscienza dei singoli paesi i cui abitanti sviluppano la maturazione necessaria per applicare concretamente i principi di pace e di benessere, spingendo ad azioni concrete di giustizia.
Disinteressarsi dei problemi del mondo è un grave errore. Guardando la storia emerge come i diritti, dichiarati genericamente, hanno contribuito all’effettivo superamento delle disparità. Il rispetto della donna, l’ingiustizia del colonialismo, la concezione stessa dei confini, l’integrazione tra i popoli, il rispetto delle minoranze, la tutela della salute sono obiettivi raggiunti spesso con fatiche e dolori. Rinchiudersi nel proprio ghetto, senza l’orizzonte di respiro universale che la realtà già suggerisce, oltre che inutile è anche dannoso.
La paura del futuro non agevola progresso e speranza. Un atteggiamento di umiltà e di sacrificio è da recuperare decisamente per una sana coscienza civica.